Cultura

Philippe Hayat, il grande coraggio di Momo

AA

È proprio vero «la speranza è l’ultima a morire» e ne è la dimostrazione la storia di «Momo a Les Halles» scritta dal francese Philippe Hayat.

Maurice - detto Momo- e Marie Moscowitz hanno quattordici e undici anni e sono fratelli. Vivono con i genitori a Parigi, in rue des Érables, ma una notte d’agosto del 1941 la loro vita cambierà per sempre, quando Monsieur Surreau, il presidente degli stabilimenti Surreau e direttore di papà Moscowitz prenderà con sé i bambini per salvarli dall’arresto. Motivo? I due fratelli hanno origini ebraiche e questo comporterebbe, come è accaduto per il loro padre, la cattura e la detenzione. Della madre, donna israelita, nessuno sa nulla, perché si è come volatilizzata. Momo e Marie prendono con sé poche cose (un vestito buono - l’unico che hanno - e una scatola di biscotti con dentro qualche spicciolo) e seguono Serreau che li scorta dentro la soffitta di un palazzo, solo in apparenza vuoto e desolato, di Les Halles dove sorge il mercato. Dopo l’iniziale spaesamento, Momo e la sorellina si accorgono che nelle stanze accanto alla loro c’è vita, fatta di voci femminili, maschili, di sussurri e di accenti stranieri che si alternato ogni giorno. In questo nuovo universo i ragazzini trovano conforto e aiuto in Bulle, donna così bella e affascinante, ma allo stesso tempo materna e gentile, da ricordare al protagonista le dive del cinema. Grazie a Bulle e ai tanti nuovi amici incontrati al mercato di Les Halles, Momo e la sorellina riusciranno, bene o male, a sopravvivere.

Il libro di Hayat è un toccante ritratto della lotta per la vita di due ragazzini in una Parigi ferita dai rastrellamenti. Nonostante la sofferenza fisica ed emotiva, Momo è animato da una voglia di vivere che lo spinge ad opporsi a tutti gli ostacoli, pur di guadagnarsi un domani migliore, nel quale lui e la sorella possano tornare a sorridere. Il libro di Hayat è allo stesso tempo un’attenta cronaca di come ci si arrabattava a Parigi ai tempi dell’occupazione nazista e tra i tanti personaggi che compaiono in questo luogo spicca senza dubbio Bulle. Lei sarà il materno angelo custode, indipendentemente dal lavoro che svolge per vivere, di Momo e della sorella. «Momo a Les Halles» è una vicenda ricca di emozioni, dove la trama è mossa in ogni momento dalla forza dell’amore per la vita e dalla solidarietà tra persone. Non mancano colpi di scena spiazzanti che fanno capire a Momo (e ai lettori) che è vero, la vita non va sempre come vorremmo, ma sperare in un domani migliore può aiutarci. vivi.fil.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia