Cultura

Oltre la parola tra pesci volanti e alberi in viaggio

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Si muove sul confine sottile tra illustrazione e arte la mostra allestita nella sede della Aab, a cura di Anna Lisa Ghirardi, quarto e (per ora) ultimo capitolo dell’indagine su «Gli artisti bresciani e il disegno». Dopo le esposizioni che dal 2012 hanno offerto una panoramica sull’attività di autori di varie generazioni, ora l’attenzione si sposta sull’opera di personalità nate negli anni ’60-’70 che operano a scavalco tra arte ed editoria, trovando in questa «terra di mezzo» linfa fertile per una ricerca che però si connota come autonoma ed originale.

La curatrice ha chiamato sei autori (Alicia Baladan, Sara Donati, Cristina Gardumi, Francesco Levi, e Giuliano Guatta con Daniela Perani) ai quali ha chiesto una selezione di tavole destinate alla pubblicazione e lavori estemporanei, ed un’opera da eseguire ad hoc su un grande foglio di carta da appendere al soffitto: una richiesta volta appunto a stimolare, e a documentare, la creatività autorale.

Ad accomunare i sei autori sono la predilezione per il linguaggio figurativo e la predisposizione per la raffigurazione della natura, nel suo volto più scientificamente riconoscibile (le tavole di Daniela Perani per le pubblicazioni del Centro Nazionale «Bosco Fontana»), nella sua trasposizione surreale (i fiori e le piante visti come al microscopio di Sara Donati), o nella sua versione favolistica, con la convivenza o la commistione fantastica di mondo umano e animale (nell’opera di Alicia Baladan, Cristina Gardumi e Francesco Levi), fino al grafismo esasperato e dinamico delle figure di Giuliano Guatta.

Per tutti, comunque, la necessità di uscire dalla gabbia costruita dalla parola narrativa, rispetto alla quale spesso riescono ad imporsi, in un ribaltamento di gerarchie che porta in primo piano l’immagine con la sua forza evocativa di significati. È il caso di Alicia Baladan, che dal natio Sudamerica attinge un realismo magico nelle illustrazioni per la sua «Storia Guaranì», ma anche per le figurine stilizzate nascoste dietro finestrelle di carta. Cristina Gardumi inventa un bestiario «disturbante» in cui gli animali perdono l’innocenza per vestirsi degli abiti, ma anche degli atteggiamenti quotidiani, degli umani. Francesco Levi non ha bisogno di parole, che nelle sue tavole fitte di figurine minuscole e di dettagli vengono inghiottite come parte della composizione, e immagina un circo in cui si esibiscono uomini invisibili dalle molteplici ombre, incantatori di pesci giganti (e volanti), autoillusionisti, contorsionisti di parole. Giuliano Guatta libera il segno nell’esibizione «ginnica» del tratto (ne ha fatto oggetto di studio e di divulgazione in specifici corsi) impersonata da ometti in moto perpetuo tra gli alberi della foresta evanescente disegnata dalla compagna.

Domani, domenica 8 marzo, alle 17.30 nella sede della mostra, gli autori dialogheranno con gli editori della bresciana MalEdizioni e con la curatrice.

Giovanna Capretti

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