Cultura

La chitarra di Slash sa ancora incendiare il rock

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Slash... e sai cosa ascolti. La scelta di uno slogan un po’ antiquato non è casuale, perché se c’è un alfiere dell’hard rock «old school» è proprio l’ex Guns n’ Roses che, come dimostra anche in questo «World on Fire», nella suddetta scuola era il primo della classe.

Suoni totemici, ritmiche martellanti, assoli fluidi e pieni di inventiva sono il classico percorso su cui il riccioluto maestro della Les Paul si incammina anche per questa seconda prova in cui ha scelto come ugola quella di Myles Kenney e come band di supporto i rocciosi The Conspirators. Ma, attenzione, qui non si tratta di cospirare per rivoluzionare il rock. A ben vedere basterebbe dirvi: mettete il cd nel lettore, alzate a manetta e levatevi dai piedi. Ma sarebbe un torto verso il buon vecchio Slash, che ha registrato ben 17 nuove tracce, una bulimia compositiva evidentemente frutto dell’entusiasmo che gli trasmette il lavorare con un cantante come Kennedy, capacissimo di sciorinare anche il repertorio dei Gunner senza temere nulla.

Ma veniamo al cd, siamo qui per questo no?

La maestria esecutiva soverchia un po’ l’aspetto delle idee che - comunque - non mancano. L’attacco è pura dinamite con «World on Fire» (vi troverete il fantasma di Angus Young), «Shadow Life» e «Automatic Overdrive» che scoperchiano il vaso di Pandora del rock n’ roll.

Traccia dopo traccia il clima si fa ribollente, anche se probabilmente le bordate a sei corde che il nativo di Stoke regala sono cibo prelibato per rocker sdruciti più che per schizzinosi del microsolco. Se non che in «Wicked Stone» si gusta qualcosa di più complesso.

Perché comperare un disco di Slash? Perché non annoia, certo, e per poi avere qualcosa di nuovo da cantare quando lo si andrà a vedere dal vivo. E lui, sapendolo, ha composto qualche nuovo inno da stadio come «Too Far Gone» o la gustosa «Dirty Girl».

Arrivati alla traccia numero 14 c’è forse il rischio della sindrome da overdrive, ma il funky strumentale «Safari Inn» (che fa pensare a «Always on the Run») riavvia le sinapsi.

Dopo tanto peregrinare, Slash ha davvero trovato la perfetta quadratura: il suo feeling con Myles Kennedy è perfetto e i «cospiratori» tengono alto il vessillo dell’hard più genuino. Quindi? Alzate lo stereo e levatevi di torno. Fighettismi e affini non abitano più qui.

Rosario Rampulla

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