Cultura

Formula che (con)vince cambia solo lo scenario

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Formula che (con)vince non si cambia. Questo deve aver pensato Lesly Lokko, «macchina da guerra» della letteratura al femminile. Mica romanzetti di caratura minore. Già, la prolifica scrittrice metà scozzese e metà ghanese, cresciuta fra l’Africa, gli Stati Uniti e l’Inghilterra sforna solo tomi sopra le cinquecento pagine e non si limita a imbastire zuccherose storie d’amore per le neofite della letteratura.

No. Lei intreccia con perizia trame arzigogolate ed intense, sostenute da una puntuale documentazione storiografica. La Lokko è brava. Incredibilmente brava a ricostruire vicende ben più che credibili, alimentando ardori, tremori e sospiri con escamotage da navigata romanziera.

Nel suo «Un perfetto sconosciuto», pubblicato dalla grande famiglia Mondadori, ci sono tutti gli ingredienti - e per di più sapientemente dosati - per far parlare di un buon libro. Buono, più che altro, nel senso di scorrevole. Piacevole. Un’ottimale forma di intrattenimento, anche per chi è generalmente abituato a letture ben più «sostanziose».

Certo, va detto che la Lokko, non esce mai dal suo seminato. Ed insiste nel replicare la formula che più le è congeniale e che ha saputo assicurarle l’affetto del pubblico. Soprattutto quello femminile. Come già ne «L’estate francese», nella «Povera ragazza ricca» e in quei «Cieli di zafferano», pure in questo romanzo ci sono una manciata di donne dalle inclinazioni differenti, ma quasi sempre talentuose e di differente estrazione sociale. Vivono agli antipodi e c’è sempre un uomo - buono o cattivo - a farle incontrare o semplicemente a metterle in relazione.

Nello specifico caso ci sono Sam, avvocato di grande successo, che si invaghisce di un militare di carriera. Con lui si trasferisce in Germania, dove incontra Meaghan, ruspante australiana fuggita da un padre violento, e Abby, moglie e madre perfetta, tipica esponente dell’upper class militare. La quarta (immancabile) figura femminile è quella di Dani, bellissima e poverissima giovane donna della Sierra Leone. Espediente, questo, che consente alla Lokko pure l’immancabile digressione geopolitica sulla guerra in corso in quei territori e sulle terribile vicende che lì occorrono. Letture piacevole. Ma da qui non si scappa. Ed è quasi un peccato, visto che le capacità narrative della Lokko sono indubbie. Verrebbe da domandarle, per una volta, di cimentarsi con un soggetto diverso.

Ilaria Rossi

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