Cultura

Dino Rubino In perenne ricerca dell’estasi

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Ad ogni cd la musica composta ed eseguita da Dino Rubino diventa sempre più una questione di sostanza, di equilibri. Pianista-trombettista che dribbla i limiti tecnici sui due strumenti pesando con cura ogni nota che poggia sulla tastiera (come in questo suo ultimo cd, «Kairòs») o soffia nella tromba, Rubino per questo lavoro si è messo alla guida di un quartetto (con la ritmica Nussbaum-Fioravanti e la chitarra di Giuseppe Mirabella), cui aggiungere - alla bisogna - corno francese, trombone e clarinetto. L’humus da cui crescono i germogli musicali di Rubino è quello della melodia. Piena, solare, colorata. Niente eccessi cervellotici negli accordi che sostengono «Pellicano», blues mediterraneo che non presenta increspature umorali di alcun genere.

Il mood di fondo di «Kairòs» - forse un po’ monocorde - è proprio quello della positività, non una gioia inconsapevole, ma un’avida sorsata di vita, che nemmeno le gocce dal cielo di «Rain» riescono a sfumare in toni più crepuscolari.

Le variazioni sono ridotte all’osso, Nussbaum danza tra i piatti piuttosto che aggredire i tamburi. È un’eloquenza soffice quella che Rubino vuol portare avanti, come testimoniano anche le sue parentesi soliste, che trova nella chitarra distorta di Mirabella la scintilla per una strana partnership, come lo ying e yang che si fondono e si allontanano. Un minimo di oscurità la si assaggia solo in «Frenesia d’una notte», con qualche tocco di Chopin per una nuova, ennesima prova di ballad.

Estasi per esteti, divagazioni per cuori dai tormenti passeggeri. Ma sempre e comunque vogliosi di provare qualcosa, di sentire un moto, un sussulto. Forse anche un fremito, cullati senza fretta. ramp

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