Cucina

Moretti ricomincia da bistrot e terrazza

Dopo l’esperienza ventennale con Marchesi, cambiano il «concept» e gli spazi del ristorante
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Sostituire Gualtiero Marchesi era difficile, forse impossibile. Eppure era necessario dopo vent’anni tondi tondi nei quali il Maestro aveva non solo gestito il ristorante, ma aveva «preso casa» all’Albereta di Erbusco, segnando con due decenni di felice connubio una stagione straordinaria per l’Albereta e per l’intera Franciacorta.

Era necessario perchè l’Albereta, e parimenti la Franciacorta, sono da tempo pronte a giocarsi per intero e senza intermediari celebri le proprie carte nel pianeta del turismo, del food e dell’hotellerie.

Almeno questo è il convincimento ed insieme la sfida della famiglia Moretti e, più precisamente, di Carmen Moretti, padrona di casa dell’Albereta e vicepresidente del gruppo Terre Moretti, e del marito Martino de Rosa. Loro hanno ripensato per intero il «concept» del relais franciacortino ed in particolare di tutto quanto attiene al «food», ridefinendo così filosofie, spazi e proposta gastronomica, scegliendo il nuovo chef ed aiutandolo a formarsi la sua giovane brigata.

Un progetto d’ampio respiro, che si è tradotto anche in significativi interventi sulla struttura, frutto d’una scelta fondante; quella di non affidare ad altri, foss’anche una star dei fornelli, la gestione dell’Albereta, bensì di farla propria fino in fondo, di indossarla facendola aderire alle proprie convinzioni, alla propria idea di relax e piacere.

Da questa premessa, ecco nascere un ambiente radicalmente nuovo: non più un semplice ristorante, ma attorno alla cucina, vero cuore del sistema - vasta e luminosa, ben attrezzata e funzionale - un’area «food» più varia, composita, multitasking come si direbbe con termine rubato all’informatica, ovvero con più funzioni in contemporanea o nelle diverse ore della giornata.

Tutt’attorno ai fornelli, in parte ancora largamente a vista, la sala un tempo occupata per intero dal locale marchesiano è stata così divisa in un ristorante gourmet vero e proprio, il «Leone felice», aperto solo la sera - impreziosito da una cantinetta trasparente che testimonia il legame con Bellavista e le vigne tutt’intorno - nonchè un bistrot, aperto a pranzo e a sera per menù meno impegnativi, dal quale si può pure accedere alla nuova grande terrazza dalla quale rimirare le vigne sottostanti ed il blu del Sebino in lontananza.

Sull’altro lato della cucina sale e salette informali per pranzi e cene utili in ogni occasione, una salumeria con un rustico tavolo al quale possono sedere anche dieci/dodici persone attorniate da salumi, formaggi e vini, nonché, stavolta direttamente dentro la cucina, un tavolo per un massimo di dieci persone che vogliano mangiare a contatto diretto con lo chef e la sua brigata.

Fin qui il realizzato, ma già si lavora su altre idee come una drogheria dove gli ospiti possano anche comprarsi i prodotti di qualità della zona degustati al ristorante ed al bistrot, nonché una cantinetta d’atmosfera per degustazioni e «spiritosi» dopo-cena.

Il tutto ancor più di prima compiutamente collegato all’albergo, al relais ed alla «spa» affidata da tempo a Maurice Mességué, che però per i suoi menù salutisti fa capo anch’essa all’unica cucina, motore instancabile perennemente in movimento per fornire leccornie dall’alba fino all’ultimo sfizio del gourmet di mezzanotte.

A guidare quest’ammiraglia è stato chiamato un giovane chef d’origini pugliesi, Fabio Abbattista, classe 1977 con alle spalle già una lunga esperienza in locali stellati prima all’estero e poi in Italia (da ultimo all’Unico di Milano con Fabio Baldassarre). Giovane, ma con idee chiare e grande determinazione, Abbattista è autore d’una cucina moderna che si fonda sulla qualità delle materie prime - con un occhio di riguardo per quanto offre la Franciacorta e il Mediterraneo che gli è rimasto nel cuore - impiegandole in preparazioni curate e personali, ma rispettose della storia e della tradizione. Una cucina già sostanzialmente rodata che sta già convincendo clienti e critica.

g. f. b

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