Cucina

Il sogno americano nel rosa scarico del Chiaretto

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Anche al Chiaretto di Bardolino (come il Lugana), la Germania non offre sonni tranquilli. Le soddisfacenti esportazioni (un buon 70% della produzione) sono ancora rivolte al mercato teutonico, ma il nuovo presidente del Consorzio del Bardolino, Franco Cristofoletti punta su due novità: il colore uniformemente più scarico e il mercato rivolto all’assalto ai consumatori americani e del Nord dell’Europa, Norvegia in testa.

Dice Cristofoletti: «La nostra Rivoluzione Rosé, che ci ha portato a produrre vini più chiari nel colore e più orientati a profumi agrumati, sta destando fortissimo interesse non solo in Italia. Per esempio, in questi giorni sono arrivati i primi ordini dagli Usa, dove sinora il Chiaretto ha fatto fatica ad entrare, e ben duecento negozi della Norvegia riceveranno presto forniture di Chiaretto». Aggiunge il presidente che la produzione del Chiaretto 2014 punta a 12 milioni di bottiglie, sacrificando il Bardolino rosso che dovrà scendere da 20 a 17 milioni di bottiglie.

Il Chiaretto della sponda orientale del Garda, va tenuto d’occhio perché è un concorrente importante del nostro Chiaretto Valtenesi. E lo è sempre di più. Alla concorrenza sul prezzo (un Chiaretto veronese va dai 2,50 ai 5 euro mentre il nostro parte come minimo da 5 euro) ora si aggiunge una qualità tutt’altro che disprezzabile che in passato lasciava assai a desiderare. Persino la virata sul colore verso tonalità molto provenzali, che ha allineato i veronesi alle scelte già consolidate tra i bresciani, è riuscita con incredibile rapidità e uniformità.

Anche nel bicchiere la musica è cambiata in pochissimi anni. I Bardolino Chiaretto sgraziati o troppo acidi o, più spesso, privi di ogni freschezza, talvolta persino tannici, chi se li ricorda più?

La cosa curiosa, emersa ad Anteprima Chiaretto Bardolino a Lazise, con un afflusso di appassionati da record, è che ogni azienda ha interpretato il miglioramento a modo proprio. Per l’appassionato è un piccolo rebus che fino a pochi anni fa non si poneva affatto, con una produzione piuttosto omologata.

Qualche esempio chiarirà cosa intendiamo. Se volete un Chiaretto da aperitivo, ma solo per quello, con un bel naso, ma struttura lievissima, vi potete rivolgere al prodotto della Cantina Valpolicella di Negrar. L’azienda non lo produce così «facile» certo per sbaglio, visto che vanta i tre bicchieri con l’Amarone. Se avete in mente il Bardolino Chiaretto classico, sobrio di profumi, con una bella acidità che consente anche abbinamenti con piatti succulenti, dovete rivolgervi al prodotto de Le Fraghe.

Come la pensi il neo presidente Cristofoletti in fatto di vino lo si desume dal bicchiere del vino di Vigneti Villabella. Incontrerete un trionfo di profumi (che continua in bocca) di fiori bianchi, di frutta tropicale con una punta di pepe nel finale che ci ricorda che il vitigno principe da queste parti è la Corvina. Poco distante c'è Cavalchina, azienda celebre per il suo Custoza, che ai profumi garbati aggiunge una punta di minerale. E in effetti, colore a parte, sembra proprio di assaggiare un bel Custoza bianco.

L’abbondanza di profumi e di «polpa», con l’acidità in secondo piano si ritrova nel Chiaretto della cantina Raval, che difende molto bene la grossa reputazione che ha in zona.

Lasceremmo per ultimo il Bardolino Chiaretto di Vigne San Pietro che è un po’ fuori categoria a cominciare dal prezzo che è il doppio della media. Il Chiaretto di Nerozzi si propone con una ampia struttura, un corpo avvolgente e profumi sobri, ma molto persistenti. Il colore vira al rosa assai più carico della media attuale. Nasconde un paio di segreti: solo 70 quintali per ettaro di uva (qui di solito se ne raccolgono 140) e un poco di Merlot. Decisamente un rosato che regge a tutto pasto.

Gianmichele Portieri

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