Cucina

Il Riesling renano promette bene in Valcamonica

Il vasto banco d’assaggio promosso dall’Ais ha evidenziato i buonissimi risultati già raggiunti dall’Incrocio Manzoni
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Per molti anni è stata considerata poco più d’una curiosità, ma per una serie di ragioni che vanno dal riscaldamento generale del pianeta alla particolarità dei suoli, dalla passione degli agricoltori alla peculiarità dei sistemi di allevamento, la produzione di vino in Valcamonica sta assumendo sempre più i contorni di una realtà di tutto rispetto. Anche per i vini bianchi.

Sì,in particolare la Valcamonica può puntare sul Riesling Renano, il prestigioso vitigno che ama i climi freschi e da straordinari risultati appunto lungo il Reno. Per ora la certezza è il meno nobile Incrocio Manzoni che in valle dà già risultati molto interessanti. Da qui a dire che il Riesling camuno si affaccia all’Olimpo dei grandi vini ce ne corre, ma le premesse, tenendo anche conto della giovinezza delle viti (attorno ai 10 anni) e della giovinezza delle cantine, sembrano proprio esserci tutte e di sicuro sono migliorate rispetto alle annate precedenti (che è sempre un bel segnale). È emerso durante una degustazione organizzata dall’Ais di Brescia che ha messo a confronto i bianchi della Valcamonica con la partecipazione di sette aziende (quasi la metà del totale di quelle presenti in zona).

I vini bianchi di Valle Camonica hanno tre opzioni. Quella del Riesling in purezza, quella del Manzoni bianco che è un incrocio tra Riesling e Pinot bianco, infine il Muller Thurgau che è un incrocio tra Riesling e (probabilmente) l’uva da tavola Marleine Royale.

Il Riesling camuno 2013 convince assai più delle precedenti annate per le sue note fresche (cedro) e talora balsamiche, persino una punta di zafferano. Dove deve ancora progredire è la struttura e la lunghezza al palato. Per capirsi: a un naso intrigante, segue talvolta qualche delusione in bocca. Ha fatto un’ottima figura il Videt della giovane Cantina Concarena, molto bene il Bianco delle colture dell’Agricola Valcamonica che nasce a Cividate. Salinità e mineralità caratterizzano il Grandi Doti della cantina Flonno di Capo di Ponte che però ha impiegato piccole dosi di Manzoni e di Sauvignon.

Va viceversa alla grande l’Incrocio Manzoni, ormai ben acclimatato. Quello che ci è piaciuto di più è il Pare di Cascina Casola che vanta una bella lunghezza in bocca. Molto bene anche il Griso di Scraleca che ha vigne al Lago Moro che profuma di erbe aromatiche e persino di miele. Da l’impressione però di essere al top quando è d’annata. Più rotondo il Coppelle della cooperativa Rocche dei Vignali che è intenso, ma con l’apporto di altri vitigni. Il più tonico e «muscoloso» dei campioni in assaggio è il Cultivar delle Volte di Cantina Bignotti che punta sul Muller Thurgau e sullo Chardonnay, dove però lo Chardonnay la fa da padrone rendendo quel bicchiere meno «camuno».

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