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Crearsi un futuro partendo da una start up

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Avviare un’attività e crearsi un lavoro sta diventando sempre di più, soprattutto per i giovani, il modo migliore per procurarsi uno stipendio. Se da un lato se ne parla molto, dall’altro come la sostengono nel concreto i paesi europei? E come l’Italia?

Da noi le iniziative non abbondano. In tema di finanziamento di startup innovative sono attivi i programmi Start e start e i progetti di microcredito, realizzati in partnership con i Servizi per l’impiego. In più chi percepisce l’Aspi o l’indennità di mobilità può ricevere il sussidio economico in un’unica soluzione se decide di avviare un’attività.

La situazione generale europea invece è stata analizzata da uno studio dell’Osservatorio europeo delle politiche per l’occupazione (Eepo) «Activating jobseekers through entrepreneurship», che affronta queste domande analizzando il lavoro per sviluppare l’intraprendenza nel lavoro di 28 Paesi membri e dell’Islanda.

Il passaggio più importante è quello dedicato alle condizioni in cui queste start up possono riuscire a sopravvivere una volta create, se non prosperare. Dallo studio emerge che la sostenibilità nel lungo periodo dei progetti si basa sul percorso di formazione e addestramento proposto agli imprenditori nella fase di consolidamento dell’attività. È evidente che un pacchetto di diverse misure che includano la formazione e l’assistenza professionale, porti maggiori vantaggi. Questa però non è la sola chiave per il successo di una startup. Sono fondamentali altre cose. Quali? Un quadro normativo chiaro, una semplificazione degli adempimenti burocratici, e il coinvolgimento nel processo di imprenditorialità diffusa di associazioni di categoria e del settore no profit. Per finire è considerato strategico l’avvio di programmi di insegnamento già ai bambini durante i primi cicli scolastici, per favorire il diffondersi della cultura d’impresa. L’analisi passa poi al capitolo «incentivi economici a fondo perduto». In quest’ambito il panorama dei vari Stati presenta situazioni molto diverse. Si trovano agevolazioni rivolte a categorie specifiche, tra donne, giovani, over 50, o immigrati, anche non necessariamente disoccupati. Alcuni Paesi, come il Belgio, l’Ungheria o la Svezia, prevedono un sostegno al reddito per un disoccupato che avvia un’attività, anche nella forma di aiuto erogato ogni mese. Particolari forme di premio invece sono riconosciute dalla Germania per quanti decidono di avviare un’attività piuttosto che rimanere percettori del sussidio di disoccupazione. Questo aspetto rappresenta un fattore importante per incoraggiare chi proviene dal mondo del lavoro dipendente e non trova il coraggio di sperimentare una nuova forma di occupazione.

Altro capitolo fondamentale è quello legato ai vantaggi fiscali. Quando succede, si tratta di esenzioni sulle tasse o sui contributi previdenziali che riguardano, in genere, l’intera platea degli aspiranti imprenditori che vogliono avviare un’attività. In Lituania, ad esempio, una persona disoccupata registrata ai servizi per l’impiego può farsi rilasciare uno speciale certificato utile ad acquisire una riduzione delle imposte che riguarderanno l’attività avviata. In Francia è prevista per i giovani startupper fino ai 26 anni un’esenzione annuale dei contributi socio-previdenziali.

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