Una difficile scelta fra le ragioni del no e quelle del sì

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Ho letto con notevole interesse la lettera relativa al «Referendum» dal titolo:«guardo la riforma e la Costituzione: voterò no» pubblicata sul GdB il 15 settembre 2016. Io andrò a votare, quando i cittadini italiani saranno chiamati a esprimere il loro parere in relazione al quesito referendario. Tuttavia, non avendo ancora maturato una posizione precisa in merito al problema, ho voluto leggere, con curiosità e rinnovata attenzione la lettera, firmata da Milena Pedretti, per approfondire, e magari condividere, le motivazioni del suo perentorio «No». Ma quali sarebbero, in sintesi, le sue motivazioni. «La prima è molto semplice: la Costituzione essendo la madre di tutte le leggi può essere modificata solo se vi è un larghissimo consenso e non frutto di un governo la cui maggioranza si basa su una buona dose di voltagabbana; introducendo il grave precedente che ogni governo e la sua maggioranza possa modificare a suo piacimento la Costituzione; precedente già sonoramente bocciato tempo fa, con il governo Berlusconi, dal corpo elettorale». Aggiungo io. Forse è il motivo (previsto dal dettato costituzionale) per cui saremo chiamati prossimamente a votare, con un sì o un no, la modifica peraltro approvata dal Parlamento e dal Senato. Chi scrive la lunga lettera aggiunge «questa Costituzione ha garantito più di settanta anni di libertà e democrazia che, con la proposta di modifica, unitamente all’Italicum, subirebbero una grave mutilazione»; e inoltre le consta che i poteri forti sono per il sì per ragioni di interessi; infatti sono stati lautamente foraggiati dal governo Renzi e dalla quasi totalità dei giornali. Fa inoltre «sommessamente notare che Renzi, dopo aver fatto fuori il collega di partito Letta, continua a cambiare posizione, mantenendo tutti i vizi della vecchia politica che non ha mai saputo applicare la nostra Costituzione che rimane la più bella del mondo». Considerazioni queste già, peraltro, lette e più volte ripetute da chi sostiene di votare «no» al referendum. Motivazioni, credo, che si limitano ad alimentare (senza entrare nel merito del quesito referendario) uno scontro politico pro o contro l’attuale esecutivo. La lunga lettera si chiude così: «chi vuole la modifica della Carta costituzionale è nello stesso filone di pensiero di chi vorrebbe modificare il Vangelo perché non è in grado di essere un buon cristiano» . Non so se la nostra Costituzione sia la più bella del mondo. Sono invece convinto che ne esistano di più belle (perché condivise e applicabili) nei Paesi che vivono la libertà e la democrazia da alcuni secoli. Comunità queste ultime che hanno contribuito, con il sacrificio di molti loro concittadini, a liberare la nostra Patria e l’Europa, dal nazifascismo, rendendo possibile la nascita delle nuove istituzioni democratiche, in cui oggi viviamo. Pensavo, dopo la lettura della lunga lettera cui mi riferisco, di condividere qualche motivazione per il «no». Ma l'accostamento della nostra Costituzione al Vangelo (il Nuovo testamento) mi ha ulteriormente confuso le idee. Ma forse sono io che non capisco il problema. Per fortuna il referendum non sarà indetto a breve e quindi continuerò a cercare le ragioni del no e del sì prima di poter andare a votare con coscienza e conoscenza.

// Alberto Minelli
Castrezzato

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