Tutte le ragioni per dire no alla settimana corta

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Sono una studentessa e sono molto preoccupata sull’argomento settimana corta. Io non sono stata mai favorevole a questa scelta per vari motivi. Li ho esposti in una lettera aperta inviata al presidente Mottinelli e al Provveditorato degli Studi. Ecco il mio messaggio: «Quest’anno sto frequentando il terzo anno del liceo scientifico delle scienze applicate e frequentiamo le lezioni dal lunedì al sabato dalle 8 alle 12.50. Se venisse applicato il progetto della settimana corta la mattinata a scuola durerebbe 6 ore e l’attenzione che noi studenti avremmo le ultime due ore sarebbe infima per via dell’affaticamento del cervello: quindi sarebbe meglio mantenere gli orari scolastici come sono adesso. Anzi, sarebbe positivo fare come nel sistema scolastico irlandese: far durare le lezioni 40-45 minuti e ciò ci aiuterebbe a stare più attenti. Pensi poi il pomeriggio fare i compiti e studiare non è molto facile, visto che la testa è appesantita da così tante ore di spiegazione. Un’altra motivazione che Lei ha portato a favore della settimana corta è il risparmio che si avrebbe sull’elettricità e sul riscaldamento. Stando all’opinione che noi studenti abbiamo è che non si risparmierebbe molto di più adesso: si spegnerebbe il riscaldamento il venerdì, gli ambienti rimarrebbero freddi venerdì pomeriggio, tutto sabato, tutta domenica e riaccendendo lunedì mattina si dovrebbe scaldare tutto il freddo che si è accumulato nel weekend. Poi ha pensato a che problemi si verrebbero a procurare per i trasporti extraurbani? Agli autisti verrebbero proposti orari indecenti, dalla mattina alla sera, con molte ore di guida e quindi nelle famiglie dove il padre è un autista, come la mia, questa figura verrebbe a mancare, perché arriverebbe tardi la sera e io finendo tardi scuola non potrei passare molto tempo con la mia famiglia. Inoltre avete pensato a cosa farà la maggior parte degli studenti avendo anche il venerdì sera libero? Di sicuro non starà a casa a portarsi avanti con i compiti: anzi andrà in discoteca o comunque uscirà, rischiando di ubriacarsi o drogarsi sono perché «il sabato non si va a scuola». E non credo voi vogliate avere pesi sulla coscienza di ragazzi giovani in coma etilico o tossicodipendenti. Inoltre, come sentito su Teletutto, al telegiornale delle 19.30 del 31/03/2016, si è detto che l’Italia è ancora uno dei pochi stati che va a scuola il sabato: ma cosa si può pretendere da uno stato che continua a tagliare sull’istruzione anziché puntare su di essa? E poi ci si chiede anche perché c’è la fuga di cervelli all’estero... E se per disgrazia questa proposta che Lei ha fatto passasse e venisse applicata anche alle scuole primarie e secondarie di primo grado si renderebbero i bambini sempre più soli. Essi finirebbero le lezioni alle 16 con tutti i compiti ancora da fare e io conosco già alcune madri che si lamentano di come i loro figli arrivino a casa e poi non vadano più a giocare al parco o con gli amici. E durante il percorso della scuola secondaria di primo grado, quando si inizia a formare il carattere del ragazzo, il futuro cittadino, che esperienza di vita sociale può avere se tutto il pomeriggio è obbligato a studiare? Inoltre ha pensato che con il carico di compiti e finendo tardi le lezioni noi ragazzi non avremmo fisicamente tempo per svolgere attività sportive e quindi la percentuale di obesità nei bambini e nei giovani aumenterebbe? Comunque anche se non credo che lei abbia il coraggio di rispondermi, aspetto una risposta. Grazie per l’ascolto».

// Tiziana Fogliata

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