Selezionare i talenti per non farli andare all’estero

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L’altro giorno sono stato invitato a pranzo da alcuni miei amici imprenditori-artigiani del Sebino, coi quali ho avuto la possibilità di discutere seriamente dei problemi di lavoro ed economia. Purtroppo, qui dalle mie parti ciò risulterebbe assai difficile per non dire impossibile, essendo industrialmente parlando i nostri ameni paeselli gardesani morti e sepolti ormai da decenni, salva qualche rara eccezione. Ebbene, alla fine del lungo discorso, tutti assieme ci siamo posti la seguente domanda: «perché lo Stato italiano o chi per esso, non cerca di recuperare in qualche modo i giovani talenti costretti ad emigrare all’Estero?». I nostri concittadini più preparati e validi sono costretti ad andarsene per non ritornare mai più, essendo schiavi di un sistema che bene che vada, si preoccupa di collocare adeguatamente solo i raccomandati (e le raccomandate), spesso e volentieri a prescindere completamente dal valore e dal merito. Recuperare i nostri giovani talenti in base alle loro capacità professionali ed al background personale: sconfitte comprese s’intende, le quali dovrebbero essere sempre accettabili in quanto utili, Perché sbagliando (nei limiti) s’impara. In effetti, io credo -e noi crediamo- che se non si ritorna al più presto al passato, per il nostro Paese non vi sarà più futuro: per lo sviluppo della ricchezza nazionale (oggi seriamente in panne, sia pur da sempre si conoscano i vari rimedi per risolvere il problema), oltre ad una drastica riduzione del carico fiscale ed una migliore ridistribuzione del reddito prodotto, dobbiamo assolutamente recuperare ed agevolare le menti più sveglie, illuminate e preparate, e quindi, utili all’intera collettività. All’uopo, servirebbe un apposito ufficio in grado di esaminare e vagliare la bontà e fattibilità delle idee, la serietà e le potenzialità del soggetto che le presenta, nonché le possibilità di finanziamento della impresa: mi ricordo, ad esempio, che qualcosa di simile esisteva già tempo fa presso la Camera di Commercio. Non dovrebbe trattarsi di una questione di lana caprina.

// dr. Livio Gianni Milani
Toscolano Maderno

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