Scuola dell’obbligo e bambini in difficoltà

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Promuovere o bocciare nella scuola dell’obbligo? Il problema non è bocciare o non bocciare. Lo Stato di diritto impone il rispetto della legge e la 517 dice espressamente che l’alunno «di norma» passa alla classe successiva, tuttavia aggiunge che in casi eccezionali può ripetere. Pertanto la promozione non è elargizione ma dovere d’ufficio connesso a un dovere morale. Ho seguito la scuola attraverso consigli di classe e ho avuto modo di stimare maestri, professori, presidi, operatori scolastici che, finalizzano ad una scuola migliore le proprie energie. Come genitore, ritengo falso che bocciare faccia bene, essa interdisce l’evoluzione nella maturazione globale. Così che mi sono reso conto che i bambini bocciati provengono dai margini della società. Indigenza, droga, alcolismo, famiglie in dissesto famigliare, senza poteri, famiglie che «non contano» producono disadattamenti socio-affettivo enormi, non colmabili, non alleviabili dalla scuola. Questi bambini, promossi o no dalla prima alla quinta elementare, non li ritroveremo mai ad attendere un posto di medico o di avvocato. Allora, se i problemi sono più grandi di noi, facciamo in modo che bambini già infelici nella società trovino nella scuola un sorriso, un po’ di serenità ed assaporino una piccola gioia, quella del passaggio da una classe all’altra insieme agli altri compagni senza i traumi che già a iosa offre la società. Il fine principale di una scuola dell’obbligo non mi pare quello di una dura selezione, il fine di questa scuola dovrebbe essere quello di centrare il proprio obbiettivo educativo, di riuscire cioè a fornire un bagaglio essenziale di conoscenza ed una base su cui maturare la propria coscienza civile. Così non è, purtroppo, nei fatti. Le classi delle scuole elementari e dell’obbligo sono ancora, molto spesso, troppo affollate, la dedizione d’insegnati e famiglie non sempre è grandissima, le strutture sono carenti, la scuola, a tirare le somme, sopravvive, fa compromessi che diventano evidenti quando si arriva ad un preciso bilancio. E allora? Allora ciascuno con i propri colleghi, dovrà fare i conti fino in fondo con la propria coscienza. // Edmondo Del Prete Brescia

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