Parco delle cave e il progetto per Brescia

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I giornali locali hanno (giustamente) dato ampio risalto alla notizia emersa nel Consiglio Comunale di Brescia che riguarda il Parco delle cave: ci sarebbe disponibilità da parte della proprietà della discarica di amianto di rinunciare alla attività di interramento di tale materiale in cambio di una adeguata compensazione risarcitoria dei futuri mancati guadagni. Mi pare una indubbia novità che potrebbe aiutare a procedere nella direzione giusta. Che la discarica di amianto non andasse collocata in quel contesto è cosa ormai riconosciuta da tutti. Che vada individuato un sito dove trattare tale materiale nel modo meno rischioso per le future generazioni è altrettanto necessario, perché il problema amianto rimane nella sua interezza e vastità. Forse (con tutto l’amianto che c’è da smaltire), una maggiore attenzione della politica non farebbe male a cominciare dalla banale osservazione che il trattamento possono benissimo farlo i privati ma che il controllo rigoroso sul rispetto delle procedure stabilite dai protocolli deve essere pubblico, perché è materia troppo delicata. Aggiungo inoltre che dovrebbe essere rispettato il principio secondo cui ognuno «seppellisca i suoi morti». Perché anche le quantità hanno il loro peso. Ma la vicenda del parco delle cave, cosi come è venuta avanti mi pare segnali un problema importante: l’assenza di un progetto di parco (che non c’è). In nome del fare si procede in modo estemporaneo. Io penso che stante l’importanza della questione dovrebbe essere l’Amministrazione che si dota di una idea di fondo, alla quale si adeguano tutti i portatori di interessi particolari. Va bene che la Pubblica Amministrazione ormai è continuamente bistrattata (mentre esistono uffici con alta professionalità), ma esiste pur sempre un interesse generale che con tutte le trasparenze e le attenzioni che si vuole deve essere difeso (se cercate delle fotografie prese dall’alto dell’area in questione vi rendete conto che nello scambio ipotizzato in prima istanza al Comune di Brescia è toccata molta acqua, forse si poteva fare meglio). L’idea di fondo lungimirante dovrebbe essere che siamo in presenza di una occasione unica per dotare la città di un vasto polmone verde e umido, cioè una situazione difficilmente riscontrabile all’interno di un contesto urbano (pensiamo al vigneto sulle pendici del castello e alla lungimiranza degli ammistratori di conservarlo) e quindi da cogliere e valorizzare con tutte le forze a disposizione. Inoltre se si vuole accedere all’idea di scambio, bisogna partire da un assunto elementare: il valore delle aree residuali, non è certo quello di aree agricole coltivabili. Se si vuole continuare nel solco dello scambio bisognerebbe tentare strade nuove e tirare fuori dal cassetto nuove idee come hanno recentemente fatto a Liverpool. Si potrebbe ipotizzare uno scambio tra l’acquisizione totale del parco delle cave e la cessione di alcune realtà di proprietà del Comune di Brescia attualmente non utilizzabili (addirittura murate per evitare occupanti abusivi) da ristrutturare e ricollocare sul mercato a prezzi concordati per qualche anno. In tal modo avremmo salvaguardia del patrimonio edilizio esistente (con cambio di proprietà ) senza consumo di nuove aree come da tutti conclamato nei programmi elettorali. È una cosa nuova e difficile, certo, ma è una sfida che potrebbe anche essere ripetuta in altre situazioni e che darebbe un segno di importante novità. // Giovanni Fornoni Brescia

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