«Ne arrivano 500» Dieci giorni d’attesa per le raccomandate

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Aspettavo una raccomandata che mi sarebbe dovuta essere recapitata entro la prima settimana di luglio, era una comunicazione molto importante in quanto relativa al mio lavoro. Il fatto che a metà mese non mi era ancora stata consegnata mi ha fatto pensare a una decisione diversa. Il giorno 17 luglio 2017 arriva la signora addetta alla consegna della posta e lì c’è la raccomandata che aspettavo, e che oramai non aspettavo. Faccio una ricerca nel sito delle poste e vedo che la data di spedizione è il giorno 3 luglio 2017 da Peschiera Borromeo (Mi) e il giorno 7 luglio in lavorazione presso il Centro operativo postale di Rodengo Saiano (Bs) paese in cui risiedo, consegnata il 17 luglio 2017. Mi reco presso l’ufficio postale di Rodengo Saiano e chiedo se è corretto dire che la raccomandata che tanto aspettavo era rimasta in quell’ufficio per dieci giorni; l’impiegato allo sportello me lo conferma. Naturalmente mi sono lamentata in quanto non mi sembra giusto che paghi per un servizio celere e certo se poi non ce l’hai. Mi sento rispondere da un signore piuttosto risentito che non posso lamentarmi in quanto in quell’ufficio arrivano 500 raccomandate al giorno. Ho saputo che quel signore è il responsabile dei portalettere. Ora, chiedo, se invece di 500 ne dovessero arrivare 1.000? Significa che invece di 10 giorni ne dovremmo aspettare 20 per la consegna? Di una cosa sono convinta, non è corretto che una raccomadata con ricevuta di ritorno spedita il 3 luglio 2017 da Peschiera Borromeo (Mi) venga consegnata il 17 luglio 2017 a Rodengo Saiano.

// Lettera firmata Ne siamo convinti almeno tanto quanto lei, cara signora. A dispetto dei proclami, le inefficienze delle Poste continuano. E noi continuiamo a raccogliere e pubblicare le denunce-sfogo dei lettori-utenti. Giusto per evitare che qualcuno ceda alla tentazione di archiviare una questione spinosa e non ancora risolta. Con un interrogativo che attende risposta: chi paga o pagherà i danni? (n.v.)

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