La sanità e i compiti dello Stato e delle Regioni

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Nel 2001 attraverso la rivisitazione del Titolo V della Costituzione si affidarono alle Regioni alcuni specifici compiti. Il principale di questi fu la gestione della Sanità, settore che il Movimento che rappresento studia ed analizza dal lontano 1987. Allora, tutti abbiamo creduto che responsabilizzando le Regioni queste avrebbero gestito al meglio le risorse economiche e i malati non sarebbero più stati costretti a trasmigrazioni costose in termini monetari e affettivi. Non è stato così. L’amministrazione fantasiosa, la mancanza di controlli, il malcostume hanno lasciato tutto come prima: le Regioni efficienti sono rimaste tali e le altre pure. Forse Roma dopo il 4 dicembre si doterà di bacchetta magica e i nostri Ospedali non saranno più presi d’assalto dai malati di altre Regioni e le siringhe verranno pagate tutte allo stesso prezzo: quello più alto, temo. Roma docet e quindi tutto potrebbe funzionare come i treni svizzeri, oppure come funziona attualmente la Capitale: chissà. Quando un sistema s’inceppa siamo abituati non a migliorarlo, ma a cambiarlo e ricominciare da principio: è una teoria come un’altra e se non toccasse la salute e a volte la vita di molti cittadini, ci si potrebbe anche adeguare. Perché non ci rivolgiamo agli algoritmi? Potrebbe essere un’idea rivoluzionaria e adeguata ai tempi. Vogliamo renderci conto una volta per tutte che non è solo cambiando le regole che si migliora un Servizio, ma puntando sulla serietà professionale, la competenza, la conoscenza vera dei problemi, l’ascolto degli operatori (di tutti gli operatori), il ripudio dei compromessi e delle sudditanze oscure e arrivando a non aver più bisogno del dr. Cantone e dell’Anac. E ora crediamo davvero che ritornare al passato senza aver migliorato o cambiato i soggetti a cui sono affidate le leve dell’amministrazione sanitaria, tutto andrà nel giusto verso? Sono sempre più in confusione, ma il rottamare per rottamare mi sconcerta non poco. Se facessimo una seria riflessione, razionalmente dovremmo preferire l’usato sicuro, perché sembra a chi scrive, che sia molto ragionevole pensare che il nuovo sia destinato all’obsolescenza programmata. E se poi ci accorgessimo che è «come prima, più di prima» sull’aria di una nota vecchia canzone? Pensieri funesti, ma ancora si può rimediare: dipende da noi.

// Marisa Clementoni Tretti
Presidente Movimento per i diritti del Malato

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