La Jihad, l’Islam e le conseguenze della strage di Parigi

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Islam uguale jihad? No. No, non può essere. Non lo è. In apparenza. Riflettendo sui vari attentati degli estremisti musulmani da New York a Parigi ho sempre creduto che la religione coranica fosse una maschera adottata dai vertici delle organizzazioni terroristiche, da Al Qaeda al califfato nero, per celare i loro veri scopi: denaro, potere, influenza politica. Educhiamo tutti i nostri seguaci facendogli credere che saranno ricompensati da Allah in una vita futura, riempiamoli di esplosivo e facciamoli esplodere tra la gente con la convinzione che Allah voglia questo, che sia questa la missione dell’Islam. I mezzi non mancano: oltre un miliardo e mezzo di musulmani, moschee ed imam in tutto il mondo, centri culturali, associazioni religiose e da ultimo web e social network. E tanti bravi soldati pronti ad eseguire gli ordini mentre noi incassiamo i beni materiali di questo cosiddetto «fanatismo religioso». Questo pensavo fosse l’Islam: una religione di base pacifica con una minima percentuale di punte estremiste pronte a scagliarsi contro l’Occidente ed il Cristianesimo. Ma da qualche tempo a questa parte le mie opinioni stanno svoltando. A parte le dichiarazioni di facciata che esprimono cordoglio e condanna da parte di qualche ambasciatore o imam o rappresentante religioso islamico nei Paesi colpiti dagli attentati, mai ho sentito dai territori islamici una voce contraria da parte del cosiddetto «Islam moderato». Tutto tace, e chi tace acconsente. La jihad non si esplica solo nelle azioni ma anche nel substrato culturale delle persone. E per l’esperienza che ho vissuto in Italia in ambito lavorativo con i musulmani vedo che la guerra santa è radicata nelle loro manifestazioni umane. Si percepisce a pelle un forte odio verso l’Occidente e lo si vede chiaramente nel modo in cui le varie etnie musulmane si comportano sul suolo altrui. Terra di conquista. Interi quartieri in loro mani dove non si sappia che legge vige, atteggiamenti di spavalderia e strafottenza oltraggiosa per chi li ospita, sguardi carichi di malignità e sorrisi beffardi ad indirizzo di chi si oppone loro, con la certezza di essere più scaltri e di rimanere impuniti. Non si tratta di qualunquismo o populismo o chissà quale altro termine coniato da una politica attuale ancorata a bandiere ormai del tutto ammainate, è puro realismo, e chi vive queste situazioni lo sa, chi ci ha a che fare lo sa. La jihad pervade tutta la cultura islamica, in varie sfaccettature e manifestazioni. Dalla violenza inaudita all’odio celato, all’omertà. Non c’è dubbio. E temo che questo fenomeno sia inestirpabile. Perciò, cari Occidentali, prepariamoci a far fronte ad una guerra che non ha eguali nella storia, perché se a questo mostro si taglia una testa ne rispunta un’altra, e basta con le favole dell’accoglienza e dell’integrazione. L’anti-occidentalismo è nella storia di questi popoli. Apriamo gli occhi, cari intellettuali e benpensanti, chi definisce queste righe superficiali, razziste o xenofobe è complice della nostra rovina.

// Andrea Preti
Pontevico

Condivido soltanto una sua frase: «Prepariamoci a far fronte ad una guerra che non ha eguali nella storia». Per il resto registro che l’effetto della mattanza di Parigi ha già raggiunto l’obbiettivo di chi l’ha voluta e compiuta: seminare il terrore per moltiplicare l’odio. (n.v.)

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