Il bombardamento di Brescia del 2 marzo 1945

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Brescia, 2 marzo 1945. Sono trascorsi 72 anni da quella funesta giornata bresciana. Si era in tempo di guerra. Abitavo in via Monte Grappa e sul tetto della casa avevano posizionato la sirena d’allarme. Quel giorno la sirena del grande allarme suonò alle ore 12.20 e cessò alle 14.15. Poi suonò nuovamente alle 14.35 per terminare alle 15.35. Dopo alcuni minuti uscimmo tutti dal rifugio antiaereo ricavato nelle cantine e ci riversammo all’aperto sulla via. Vedemmo un ciclista di passaggio che ad alta voce ed in dialetto bresciano gridò «Il centro è distrutto». Si riferiva al centro di Brescia duramente colpito da bombe sganciate da aerei anglo-americani. I B 24 Liberator scortati da caccia Mustang erano decollati dagli aeroporti pugliesi, soprattutto Manduria, alle ore 9. Arrivarono su Brescia verso le ore 13 e disseminarono il loro carico di morte. Furono 80 le vittime, tra militari e civili. Il centro della città era tutto una rovina. Mia mamma aveva un fratello che abitava in corso Vittorio Emanuele, ora corso Martiri della Libertà con negozio di parrucchiere per signora (fortunatamente era sfollato a Gussago). Mi disse di fare un salto per accertare se fosse stata colpita la casa. Di corsa (avevo poco più di 10 anni) percorsi via S. Faustino. Arrivato in piazza Rovetta mi fermai perché i vigili del fuoco aiutavano con delle funi alcune commesse della pasticceria Almici a salire da una profonda buca. Una commessa piangendo mi abbracciò fortemente. Indossava un grembiule nero sporco di polvere. Dopo alcuni minuti di sosta, infilai corsetto S. Agata per poi passare in via Porcellaga. Non potei proseguire perché le macerie dei palazzi occupavano tutta la sede stradale. Allora proseguì per via Verdi. Prima di arrivare in piazza del Mercato, dietro il grattacielo, vidi un andirivieni di persone che entravano ed uscivano da un rifugio antiaereo. Incuriosito scesi nella scalinata. C’era un uomo morto adagiato sulle scale. Non lo avevo visto perché coinvolto dalla confusione della gente ed inciampai, cadendo. Mi rialzai subito ed una donna in dialetto mi disse «Poveretto, è stato lo spostamento d’aria!». Probabilmente era vicino all’uscita quando venne investito dallo scoppio di una bomba. Attraversai la piazza, anche qui altre macerie ancora fumanti ed arrivai all’attuale corso Martiri della Libertà. Fatti alcuni passi vidi la casa di mio zio completamente distrutta. Impossibile dimenticare certe visioni apocalittiche di quei giorni. La guerra raggiunse anche le nostre contrade. Nel dopoguerra, dopo decenni, mi accorsi che a Brescia non esisteva un concreto segno che ricordasse la tragedia delle incursioni aeree. Non appartenendo ad alcuna associazione, pensai di recarmi in Vescovado. Conobbi alcuni monsignori che mi ascoltarono ed ebbero fiducia in me. Riuscii in tal modo a fare collocare una piccola lapide a ricordo di tutte le vittime dei bombardamenti, nell’attuale Santuario di S. Angela Merici, in via Crispi (già parrocchia S. Afra). Detto Tempio fu colpito da bombe proprio il 2 marzo 1945 e sotto quelle macerie perirono una ventina di fedeli, ivi compreso il parroco. La benedizione della lapide avvenne il 2 marzo 1981 alla presenza del gonfalone della città e delle massime autorità civili e militari. Fu una cerimonia suggestiva e partecipata. La S. Messa venne celebrata dal Vescovo della Diocesi mons. Luigi Morstabilini. Da allora, ogni anno, la prima domenica di marzo, alle ore 16, si ripete il tradizionale appuntamento con la città, nel ricordo delle inobliate vittime civili e militari, delle incursioni aeree sulla nostra cara città.

// Lodovico Galli
Brescia

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