Dal grande strappo trovare la forza di... ricucire

AA

Il risultato referendario è inequivocabile, anche nell’elevata partecipazione al voto. Crediamo che avere trasformato la consultazione sulla Riforma Costituzionale in un plebiscito sul governo e sul premier, come abbiamo più volte sottolineato, si sia rivelato un errore grave. La personalizzazione ha introdotto una divisione nel Paese e nel partito su un terreno, quello delle regole, dove era ed è necessario, al contrario, ricercare la massima condivisione. Tutto ciò ha relegato sullo sfondo il merito del quesito referendario, anche nelle sue parti più positive. Il voto dice anche dell’esistenza di un profondo malessere tra gli strati più poveri della società che stanno ancora pagando gli effetti della lunga crisi, da cui il Paese fa fatica ad uscire, e che si è espresso in una protesta antigovernativa. Così come il largo consenso giovanile al NO. E tutto questo nonostante alcune scelte e provvedimenti positivi e condivisibili attuati dal Governo. Non ci nascondiamo che nel No c’è anche una fetta di voto del nostro elettorato che, non senza sofferenza, non ha seguito le indicazioni del partito. Anche nei confronti di questo popolo spesso si sono usati toni e argomenti che anziché ridurre le distanze le hanno allargate, misconoscendone ogni ragione. In questa campagna tutti, o quasi, hanno strappato. Non possono essere sottaciuti gli slogans truci della Lega, della destra populista e dei 5 Stelle. Ma ora è il tempo di ricucire. E il compito ricade principalmente sulle spalle del Pd e del suo segretario. In primo luogo attraverso la costituzione di un nuovo governo che favorisca l’approvazione di una nuova legge elettorale e persegua alcuni obiettivi di politica economica finalizzati alla crescita, allo sviluppo, alla riduzione delle disuguaglianze e al contrasto del disagio sociale. Non è opportuno precipitare verso elezioni anticipate, magari illudendosi che il 40% di Sì sia tutto voto attribuibile al Pd. In secondo luogo aprendo al proprio interno una riflessione che, senza anatemi, punti ad una ricomposizione della frattura e delle divisioni e che ricostruisca le ragioni di un partito plurale. In terzo luogo, rifuggendo da ogni logica di autosufficienza, il Pd deve saper diventare il motore della costruzione di un nuovo Centrosinistra che, come dimostrano le recenti elezioni amministrative a Milano, può essere la carta vicente contro i populismi in tutte le loro gradazioni. Anche la Sinistra del partito, su cui è sbagliato fare ricadere le responsabilità della sconfitta, non può e non deve considerare la nuova fase politica come l’inizio della rivincita congressuale, ma come l’occasione per proporre all’insieme del partito alcune idee-forza di un riformismo che sappia aggredire alla radice le cause del montante populismo in Italia e in Europa.

// Paolo Pagani
Coordinatore Provinciale Sinistra Riformista del Pd bresciano

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia