Costretto a pagarmi un’utilitaria e anche ad usarla

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L’autovettura, utilitaria italiana, mi è costata circa 15.000 euro tra messa in strada ed estensioni garanzie. Un sacrificio enorme per uno stipendio base. Mi hanno costretto al cambio nonostante l’altra fosse ancora efficiente, ma l’euro 2 inquinava, e i limiti all’utilizzo si facevano sempre più tosti. Qualcosa non mi torna. No, perché mi avevano costretto all’acquisto perché quella precedente a benzina super, inquinava, e i limiti all’utilizzo si facevano sempre più tosti. Qualcosa non mi torna. Riepilogando, 15.000 euro, più bollo, assicurazione, tagliando annuale, spese di utilizzo. E dopo questi sacrifici mi sento dire che devo utilizzare i mezzi pubblici per salvaguardare l’ambiente. Qualcosa non mi torna. Però voglio convertirmi e vado a vedermi Brescia-Pescara con i mezzi pubblici. Pardon... andiamo. Perché siamo in tre. I sette chilometri che mi separano da Lamarmora al Rigamonti equivalgono ad un litro di benzina e tra andata e ritorno sono circa 1,50 euro. Andata e ritorno in tre con l’ecologica metro, mi costa 8,40. Qualcosa non mi torna. Niente. Vado in automobile. Non perché non tengo all’ambiente, ma perché la metro, il presunto mezzo di pubblica utilità, è un lusso che non mi posso permettere. Qualcosa però non mi torna.

// Guido Franchi
Brescia

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