Assurda la festa «schützen» della Valvestino

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Come ormai da qualche anno, ma per decenni nulla, si ripresenta nel nostro territorio, l’abituale sfilata di nostalgici che festeggiano il genetliaco dell’imperatore Francesco Giuseppe in Valvestino. Curiosa combinazione che l’«evento» sia stato ripristinato guarda caso, proprio quando sindaci e amministrazione, hanno incominciato a guardare al Trentino come patria d’adozione. Voler tornare sotto una regione a cui si apparteneva, non è certo cosa assurda soprattutto se è la regione con più turismo in Italia e dotata di un’autonomia finanziaria ricca e sempre ben tutelata. Assurdo è invece ricordare in nome di quel tempo, la ricchezza e la libertà sotto l’impero, cosa che non è mai esistita, soprattutto per la minoranza italiana. Ricordiamo che in quella regione ai primi del ’900, un capofamiglia ogni quattro era costretto ad emigrare e dove vigeva il record di pellagrosi di tutta la penisola (Biguzzi, Cesare Battisti, Utet). Folklore direte voi o occasione turistica, allora per assurdo potremmo anche festeggiare Mussolini a Salò oppure Tito a Trieste... Sarebbe ridicolo ricordare quel periodo dell’Austria felix, ma lo è ancora di più ricordare la figura di un Imperatore che fece giustiziare migliaia di patrioti ungheresi dopo la rivolta del 1848 e come non ricordare poi gli italiani irredenti, anche in divisa, come Battisti o Filzi, Sauro, ecc... Vittima di un sistema militaresco che metteva i popoli dell’impero uno contro l’altro (sloveni e italiani al confine orientale ad esempio) per poterli governare meglio. Chiedete di tornare in Trentino come avete fatto ma lasciate stare gli Schützen, quelli che sputavano addosso quando i vostri figli alpini, facevano la naja in Alto Adige, nonché la figura di un monarca decadente e oppressore di 14 nazionalità, che perse tutte le guerre (tranne quella con il minuscolo Piemonte) sino a quella che scatenò al centro dell’Europa e che fu fatale al suo regime e purtroppo anche a molti dei nostri nonni. Cerchiamo figure positive per le nostre feste, senza alibi politici o di convenienza, magari figure esemplari e moderne da festeggiare con i nostri figli, senza assurdi falsi storici e senza frugare nella pattumiera della storia.

// Sergio Boem

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