A casa il sabato aumentano i costi per le famiglie

AA

Mi collego alle diverse lettere apparse sul suo Giornale, relative alla cosiddetta «Settimana corta» e di cui condivido appieno le opinioni contrarie a questa «rivoluzione» perché alcuni dubbi mi assillano: in Provincia non arriva una copia del suo Giornale? Il presidente non lo legge? È, infatti, abbastanza consolidato che la stragrande maggioranza dei genitori (che, in fase di iscrizione dei loro figli ai vari Istituti, hanno accettato diversi Pof, che includono anche gli orari scolastici) e altri operatori del settore siano contrari a questa ipotesi, vedasi anche la straordinaria raccolta di firme tramite petizione, ad opera del Comitato genitori del liceo Copernico, svoltasi la scorsa primavera a cui, sembra, la Provincia non abbia dato riscontro. È chiaro, il presidente della Provincia non deve rispondere ai cittadini, non essendo stato eletto da loro direttamente e, quindi, forse non li rappresenta nemmeno! Già altri genitori hanno disquisito sui diversi punti deboli di questa rivoluzione (continuo a chiamarla rivoluzione, perché le rivoluzioni si fanno con la forza, le riforme con la democrazia ovvero sentendo tutte le parti in causa, ad esempio tramite questionari individuali per famiglia, assemblee di genitori, studenti, insegnanti e non solo dirigenti che possano esprimere il loro parere e votare - che parola anacronistica - il proprio parere) e quindi vorrei segnalarne altri; ad esempio i costi del pranzo fuori casa: ipotizziamo solo in 1,5/2 il delta del costo dello spuntino rispetto ad un pranzo in famiglia, si può preventivare in 300/400 annui la spesa aggiuntiva per le famiglie per questa settimana corta! A questo punto basterebbe chiedere alle famiglie un ulteriore contributo volontario (vorrei ricordare ai non addetti ai lavori che ogni Istituto scolastico chiede un contributo volontario, oltre alle tasse scolastiche previste, che si aggira intorno a 100 ) di 10/20 per ripagare le spese per il riscaldamento e i trasporti per il sabato: ad esempio dal solo Copernico, Istituto frequentato da mia figlia, con circa 1.600 studenti, si possono ipotizzare 16.000/32.000 per il riscaldamento delle aule del solo sabato e i trasporti, che comunque già incidono per 500/600 annui per studenti che abitano in provincia: se la spesa fosse maggiore sarebbe meglio intervenire e lavorare sui risparmi energetici, sicuramente utili anche durante la settimana, visto la quasi totale mancanza di termostati nelle aule che influenza in maniera eccessiva la temperatura delle stesse. Una delle ipotesi che circolano è quella di fare ore di 50 minuti anziché i canonici 60, ovvero quasi il 17% in meno di orario di insegnamento: ma, a Roma lo sanno che in Provincia di Brescia i diversi programmi curriculari dovranno essere decurtati di altrettante parti/capitoli/argomenti rispetto a quanto previsto? Si ipotizza, in alternativa, un diverso calendario scolastico allungando di fatto i numeri di giorni passando dai canonici 200 a 230 (circa il 17% di 200)? E per questi giorni, in caso, i trasporti chi li paga? Presidente Mottinelli, non ha altro a cui pensare che fare il verso alle scuole europee quando, se mai, sono gli altri a dover guardare con ammirazione ed esempio gli studenti Italiani e i loro professori?

// Luciano Manduca
Genitore di studentessa del Copernico Nuvolento

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia