È arrivata l’estate ma a Manerbio la piscina è chiusa

AA

È arrivato giugno, è arrivata l’estate, pure in anticipo perché ancor prima di iniziare stavamo già boccheggiando e a Manerbio siamo con la piscina comunale «chiusa». Non entro nel merito della questione e non so di chi sia la colpa del tutto, ma arrivare a giugno senza la piscina comunale, la dice lunga sull’incapacità dell’attuale amministrazione di gestire il bene comune. Io a Manerbio ci vivo da quasi 40 anni e non ricordo un anno, dico uno in cui la piscina sia rimasta chiusa. A giugno la piscina apriva... senza se e senza ma. Con la chiusura delle scuole inizia il Grest e il Cag e i ragazzi vengono portati alla piscina, essendo chiusa li dirottano alle Cupole village, ma sempre resta una cosa vergognosa. Vorrei fare presente inoltre che noi non siamo più paese ma abbiamo acquisito lo status di «città», ora siamo «cittadini» e in molti si dan pure arie da aristocratici, è una «città» con la piscina chiusa d’estate. Nei paesi limitrofi che non hanno lo status di città le piscine sono aperte, a Manerbio città sono chiuse. Non ci facciamo una bella figura. Per non parlare di tutto il resto che proprio non funziona. A dicembre eravamo l’unico paese ops città senza luminarie, a giugno siamo senza piscina, molte vie del paese sono al buio perché i lampioni non funzionano adeguatamente, idem per i lampioni dell’area feste in via Duca d’Aosta che funzionano quando ne han voglia loro, il progetto del «free time park» che doveva aprire a luglio è slittato per motivi a me sconosciuti, abbiamo negozi sfitti da anni e sulla via principale del paese ce ne sono sei sfitti nel giro di poche centinaia di metri, attività che aprono e chiudono dopo pochi mesi, sporcizia ovunque, abbiamo profughi della Nuova Guinea (dove manco c’è la guerra per cui che profughi sono) ospitati a spese nostre vestiti di tutto punto con tanto di cellulare ultima generazione sempre in mano che vengono impiegati nel carnevale e ai lavori socialmente utili mentre dei nostri numerosissimi disoccupati non si occupa nessuno, la rotonda in via Cremona di fronte al supermercato Eurospin che se non ci è ancora scappato il morto è un miracolo tanto è pericolosa e ora è stato approvato pure il piano per il polo logistico, l’ennesima enorme colata di cemento di cui non ho ancora capito l’utilità. Giusto per non farci mancare nulla. Quando noi ci chiamavamo «paese», io tutte queste cose non le vedevo. Problemi ce ne erano certo, mica è facile amministrare un paese, ma le cose funzionavano decisamente meglio. Manerbio era il fiore all’occhiello della Bassa bresciana, avevamo la Marzotto che dava lavoro a tantissima gente, industrie che funzionavano, le piscine aperte d’estate e la vita sociale non mancava di certo. Il paese pullulava di gente e la piazza era piena di giovani sia d’estate che d’inverno. C’erano quattro bar e tutti lavoravano... c’erano i negozi e tutti facevano cassetto. Il paese era popolato da «manerbiesi» e quando uscivo vedevo gente dalla pelle bianca e della mia stessa razza... ora mi affaccio al balcone e vedo africani, cinesi, pakistani, marocchini. Manerbio città sta perdendo la sua identità. Non voglio sembrare l’ennesima nostalgica che guarda sempre al passato e che dice «si stava meglio quando si stava peggio», ma di fronte a certe cose penso... «com’era verde la mia valle».

// Maurizia Brunelli
Manerbio

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia