Paolo: la vita a New York, tra mille opportunità

La storia di Paolo Nespoli, 32 anni di Lumezzane
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Svegliarsi al mattino e godersi uno degli skyline più affascinanti del mondo stringendo tra le mani una tazza di caffè americano. Il sogno di molti, la quotidianità di alcuni. La quotidianità di Paolo Nespoli. Trentadue anni, nato e cresciuto a Lumezzane Sant’Apollonio, da tre vive a pochi chilometri da New York, appena al di là del fiume Hudson, in New Jersey. «Il Paese delle opportunità», racconta via Skype.
Nella Grande Mela si è trasferito per questioni di lavoro a inizio 2010. Tutto, però, inizia a pochi chilometri dalla nostra città, alla Metal Technology di Villa Carcina. Era il 2007 e Paolo, dopo il diploma al liceo scientifico e qualche esame di Ingegneria, fa il suo ingresso nell’azienda valtrumplina specializzata in stampaggio e lavorazione di materiali non ferrosi, come l’ottone, l’alluminio e il rame.
 
«Mi sono subito reso conto che la conoscenza della lingua inglese era fondamentale per reggere nel mercato del lavoro - dice -. Così, per migliorare la conoscenza del mio inglese sono partito a mie spese alla volta del Michigan, negli Stati Uniti, e per tre mesi sono stato assistente di un professore in una high school».
Una scelta decisiva per quello che sarebbe poi stato il suo percorso professionale. I primi tre anni alla Metal Techonology lo portano in mezza Europa, dalle vicine Svizzera e Austria alla Germania e alla Gran Bretagna. I viaggi negli Usa sono limitati, i clienti oltre oceano sono pochi, ma in poco tempo l’azienda realizza che è là che bisogna investire.
 
E così ecco la proposta: i signori Orlando e Mingotti decidono di credere nel progetto americano e chiedono a Paolo la disponibilità ad imbarcarsi su un aereo e volare a New York. «La scelta della città non è stata casuale - dice Paolo -: uffici e magazzini dovevano essere vicini al porto dove far arrivare la merce. Tra febbraio e marzo 2010 ho cercato le sedi più adatte e alla fine le ho trovate in New Jersey».
A ottobre dello stesso anno il trasloco definitivo: «Dopo qualche giorno in albergo e un mese ospite di una famiglia - prosegue - è iniziata la ricerca di una casa e di un’auto, le basi per poter vivere qui. Non è stato facile».
La strada si è però via via fatta più semplice, la corporate americana ha preso il volo e la vita a New York il giusto sapore.
«Inutile dire che la zona attorno a New York è molto ricca - racconta ancora -, la crisi si sente poco. L’aspetto migliore del vivere qui, però, è la ricchezza di opportunità inimmaginabili in Italia. Qui si incontrano persone che arrivano da ogni angolo del mondo». Ognuno con la sua storia, ognuno con il suo bagaglio culturale e di vita. Ma il confronto non è solo con loro: «In un locale oppure al parco non è difficile incontrare manager, magari di multinazionali, con cui scambiar quattro chiacchiere. La gente è semplice e molto socievole». E gli italiani? «Nella zona in cui vivo - dice Paolo - ce ne sono molti, molti italo-americani. Siamo apprezzati per i classici cibo o vino e per essere persone solari, ma anche per le nostre capacità creative. Insomma, siamo più apprezzati come popolo che come Paese Italia».
 
Tanti, insomma, i risvolti positivi della vita oltre oceano: dalle opportunità alle soluzioni per ogni tasca, perché «a New York si trova davvero tutto ciò che si possa desiderare a qualsiasi prezzo, in base alle proprie disponibilità». Tuttavia, non mancano i contro: «Qui - spiega Paolo - gira quasi tutto intorno ai soldi. Si punta tantissimo su marketing e pubblicità per invogliarti a comprare e quindi a far girare l’economia».
Paolo ha le idee chiare su tutto, su una sola domanda sembra indeciso: torneresti adesso? «Mah... Non so, un giorno sì. Per ora cerco di rientrare in Italia almeno una volta all’anno per la mia famiglia e i miei amici».
 
Giovanna Zenti
 
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