Valcamonica

Gianico, 20mila firme per dire no all'amianto

Continuano le adesioni. Il comitato si schiera anche contro l'idea di costruire un impianto d'inertizzazione nel Pavese.
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Il progetto «dorme» ma la Vallecamonica no. Il comitato «No amianto» supera le 20mila firme contro la costruzione dell'impianto di inertizzazione dell'amianto che la ditta Sca.Bi ha chiesto di poter costruire nella zona industriale di Gianico.

Sul fronte burocratico non si segnala nessuna scadenza in calendario e nessun aggiornamento riguardo al fantomatico sopralluogo (mai avvenuto) che la commissione tecnica di Regione Lombardia avrebbe dovuto fare lo scorso febbraio. «Guai abbassare la guardia - spiega Margherita Moles, attivista del comitato -. È proprio nel periodo estivo in cui cala l'attività politica che serve maggior attenzione per non trovarsi con brutte sorprese. Le vicende politiche regionali sembrano aver messo in secondo piano la questione dell'amianto ma abbiamo imparato a non fidarci di nessuno: per questo continueremo con la nostra azione di sensibilizzazione e presidio del territorio».

Che il territorio sia sensibile al problema l'ha dimostrato anche alla festa in piazza organizzata il 16 giugno scorso: oltre 170 persone hanno aderito alla cena pubblica a cui hanno presenziato anche i sindaci e gli amministratori della Bassa Vallecamonica. Il 20 giugno scorso, inoltre, i consiglieri regionali del Pd Gianni Girelli e Gianbattista Ferrari hanno difeso le ragioni della Vallecamonica confermando le voci che vorrebbero la costruzione dell'impianto di inertizzazione a Broni, nel pavese. «La proposta, che è solo un'ipotesi, non cambia la sostanza dei fatti - prosegue la Moles -. Il nostro comitato dice no anche a questa idea perché non è scaricando i rischi su altri cittadini, lavoratori e territori che si elimina il problema. La politica non si sta dotando di strumenti capaci di individuare bacini d'utenza e tecnologie adeguate e sicure». La battaglia continua, quindi. Forte dei suoi 20mila «no».

Sergio Gabossi

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