Strage di cervi e daini: 18 morti in un mese

Dodici erano femmine gravide. Appartenevano all’allevamento della famiglia Castellini. Si teme siano stati avvelenati: indagini in corso
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«Quando mi sono avvicinato alle mangiatoie per aggiungere fieno, granoturco e pane era ormai troppo tardi. Otto cervi erano già morti. Altri due sono spirati davanti ai miei occhi. Che dispiacere». Il titolare dell’allevamento agrifaunistico «Il Cervo» di Provaglio d’Iseo non ha parole per descrivere quello che sta succedendo ai suoi animali.

«È una vera e propria strage», osserva scosso dal dispiacere. Nell’ultimo mese, tra cervi e daini, nel grande «recinto» (80mila mq) che gestisce con la figlia Elena sono morti ben diciotto esemplari. Dieci soltanto l’altro ieri. Le indagini volte a fare chiarezza sulle cause della morte degli animali sono ancora in corso. Ieri l’allevamento di proprietà della famiglia Castellini è stato raggiunto anche dai carabinieri della stazione di Marone.

Il timore è che i cervi e i daini siano stati avvelenati: «Per il momento sembra si possa escludere la presenza di un virus - sostiene l’uomo -. Per me hanno mangiato qualcosa». Avvalora la sua tesi il fatto che «nello stesso giorno ne sono morti dieci. Appartenevano tutti allo stesso ceppo famigliare ed erano soliti spostarsi insieme. Il giorno prima, quando sono entrato nel recinto per portare nuovo cibo, stavano benissimo. L’indomani, attorno alle 15, sono morti. Perdevano addirittura il sangue dagli occhi».

Complessivamente sono diciotto gli animali rinvenuti senza vita nell’ultimo mese negli spazi di proprietà della famiglia: i primi erano daini, gli ultimi cervi. Tra questi esemplari ben dodici erano femmine gravide: per l’azienda che alleva questi animali «per carni e ripopolamento» si tratta di una doppia perdita. Che si aggiunge a quella di tre anni fa: «Allora 50 esemplari morirono azzannati dai cani». La famiglia Castellini spera che la strage sia finita: «In questi giorni - racconta - stiamo passando al setaccio il recinto in cui i nostri animali sono liberi di muoversi. Temiamo ci siano alti esemplari deceduti nel bosco». L’ipotesi dell’avvelenamento addolora e allo stesso tempo spaventa: «Le cose degli uomini - commenta il titolare - vanno risolte tra gli uomini. Gli animali non c’entrano. Se le indagini in corso confermeranno questa tesi denunceremo ufficialmente l’accaduto ai carabinieri». Quello della famiglia Castellini è uno storico allevamento bresciano di daini e cervi. «In origine, nel 1974, eravamo a Cazzago San Martini. In questi boschi ci siamo trasferiti nel 2003, dieci anni fa. L’allevamento conta 150 esemplari. Sempre che non ne siano morti altri... ».

Barbara Bertocchi

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