Il soldato ritrovato grazie alle lettere d'amore

Una lunga ricerca ha portato al rinvenimento in Germania del corpo di Francesco Bracchi, caduto nella Seconda guerra.
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Un cofanetto contenente alcune lettere d'amore e poco altro. Questo è quello che rimaneva, fino a qualche tempo, fa dell'alpino Francesco Bracchi, disperso - o così si credeva - in Germania, durante la seconda guerra mondiale. Da queste lettere - inviate dal fronte tra il 1940 e il 1944 alla moglie e ritrovate dal figlio Giovanni - è iniziata quella che somiglia a una sceneggiatura da film hollywoodiano, ma che in realtà è una storia di guerra, dal suono famigliare per le nonne di oggi, mogli di giovani soldati partiti per il fronte e mai più tornati.

In seguito, grazie a ricerche più approfondite, dalla lettura di quegli scritti si è scoperto che il militare era stato internato nel lager di Homburg in Germania, dove morì l'8 dicembre del 1944. La casuale scoperta di quel cofanetto - trovato tra i ricordi della moglie di Francesco, Ancilla - ha fornito a Gianni Castellini - Presidente del Centro culturale artistico della Franciacorta e del Sebino - l'ispirazione per una ricerca che, partita da alcune polverose lettere e passata attraverso archivi e documenti, ha portato al cimitero militare italiano d'onore di Francoforte, dove si trovano le spoglie di Francesco Bracchi.

«Tutto è iniziato un paio di mesi fa - racconta Castellini -, quando Giovanni Bracchi mi chiese un aiuto per una ricerca che potesse far luce sul destino del padre», un'indagine degna del serial tv «Cold case» ch'è stata avviata grazie al Ministero della Difesa, che ha messo in contatto Gianni Castellini con il servizio di ricerche internazionale tedesco. Da qui sono iniziate le ricerche che hanno portato alla lapide nel cimitero di Francoforte, ma che, soprattutto, hanno mosso in Castellini il desiderio di ampilare lo studio di questo tipo di casi, coinvolgendo alcuni collaboratori - su tutti Walter Amici e il ricercatore Omer Mariani - i quali hanno aiutato Gianni ad estendere la ricerca sui bornatesi morti e dispersi durante la guerra.

«Questo progetto, nato quasi per caso, mi ha portato a entrare in contatto con diversi ricercatori e appassionati, che mi hanno aiutato ad ottenere documenti e fotografie provenienti da tutta Europa - prosegue Castellini - tant'è che lo studio si è esteso moltissimo, anche temporalmente».  I documenti ritrovati, infatti, fanno riferimento ai soldati bornatesi che hanno combattuto per la patria sin dai tempi del Risorgimento. Tra questi, il congedo datato 1869 di Domenico Mometti, bersagliere premiato con una medaglia.
Oltre a questo prezioso documento dell'Ottocento, sono stati ritrovati diversi atti che fanno riferimento a soldati bornatesi che hanno prestato servizio militare negli anni '30, alcuni di questi contenenti le licenze che autorizzavano i giovani - molto spesso contadini - a tornare a casa nel periodo di raccolto del grano o per la vendemmia.

L'enorme mole di documenti ritrovati dovrebbe trovare presto spazio in un libro dedicato alla memoria dei cittadini di Bornato che hanno combattuto per l'Italia. «Lo scopo ultimo di questo lavoro è quello di creare una pubblicazione contenente tutto il materiale raccolto in questi mesi, ma soprattutto quello di riportare "a casa" Francesco» conclude Castellini, sottolineando come il fine dell'intero progetto sia il trasferimento della salma di Bracchi da Francoforte a Bornato.

Gabriele Minelli

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