Garda

Il nostro viaggio nelle Olimpiadi di informatica

Su 320 partecipanti dal mondo le ragazze sono solamente cinque: si punta sulla preparazione, ma non mancano i portafortuna.
AA

I giovani maghi del pc ripassano le formule. Complicati anatemi matematici in grado di tramutare i linguaggi in programmi e rivelare i significati nascosti di astruse trafile algoritmiche. Occhi fissi allo schermo, mani stropicciate sulla tastiera e concentrazione massima al problema assegnato. Parrebbe un incanto, ma si chiama informatica.

Questa la materia in cui eccellono i 320 ragazzi iscritti - appunto - alle Olimpiadi Internazionali di Informatica, inaugurate lunedì al Centro Fiera del Garda. In gara a Montichiari, fino alla fine della settimana, il gotha mondiale di questa disciplina: provengono da ogni parte del mondo, hanno al massimo 19 anni e una naturale propensione per i numeri. Alla kermesse internazionale, ospitata per la prima volta in Italia, sono arrivati al termine di selezioni durissime e, nell'ambiente, sono riconosciuti come vere e proprie star.
È così per «Tourist», alias Gennady Korotkevich, pluricampione bielorusso dei record considerato alla stregua di un vip. Gli avversari non gli tolgono gli occhi di dosso, lui rifiuta sdegnoso le interviste ed è guardato a vista dal suo tutor.
A Brescia i candidati all'impresa impossibile di scippargli il titolo sono due giovani russi, i moschettieri cinesi e un poker di statunitensi.

Va specificato che, in questo caso, la formula maschile non è frutto di concordanza grammaticale, quanto piuttosto obbligo di cronaca. Solamente cinque, infatti, sono le ragazze in gara, che al test di prova in programma ieri si sono presentate per nulla intimorite dalla schiacciante inferiorità numerica. Fra loro c'è Giada, da Udine. «Forse le ragazze amano meno le materie scientifiche, ma non è il mio caso. Sono un po' nervosa, ma i problemi di prova erano fattibili». Amira ha 18 anni e arriva dalla Libia, dove studia scienze informatiche: «Perché poche ragazze? - dice, prima di esplodere in una risata - non riesco proprio a spiegarmelo».

Ci prova invece Carolina, 19enne che arriva dall'Argentina. Ci tiene a sottolineare che «non ci sono limitazioni biologiche che impediscono alle ragazze di eccellere in matematica e informatica. È più questione di attitudine e cultura. Però è un peccato. Io sono felice di essere qui e spero di fare bene. In più sto conoscendo tante persone meravigliose da tutto il mondo».
Teste chine davanti al pc i ragazzi si consultano - durante il test è concesso - e si danno suggerimenti. C'è chi ne approfitta per un pisolino e chi smanetta sulla tastiera come un ossesso. Amartya Shan- kha Biswas, 17enne indiano alla seconda esperienza olimpica, sorride fiducioso, si gode l'atmosfera e dice: «La mia squadra vincerà». C'è un giovane timido di Taiwan che d'inglese mastica poco, ma indica i suoi peluche portafortuna con sguardo eloquente. Saranno dei geni, ma sono sempre ragazzi. E allora gli oggetti scaramantici di ogni genere si sprecano: dagli orsacchiotti ai portapenne, dai cappellini ai portachiavi. Addirittura i ragazzi della Mongolia sono arrivati col «deel», il loro elegantissimo abito tradizionale. Perché l'Olimpiade, pur se fatta di numeri invece che sport, è pur sempre un'Olimpiade: una festa di voci, colori e umanità. E se i computer saranno terreno di gara, protagonisti indiscussi restano questi maghi ragazzi.
Ilaria Rossi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia