Famiglia vegana, figlia ritirata dalla scuola materna

La scuola impone la mensa per tutti, ma la famiglia non ci sta: è un problema legato ai costi e al tipo di cibo proposto.
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Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, prendendolo in esame come fenomeno di costume in occasione della festa al parco Gallo. Ma era difficile immaginare che il mondo vegan offrisse uno spunto di cronaca nel giro di poco tempo. E uno spunto non da poco: a Pontevico, una famiglia vegana ha ritirato la figlia di 5 anni dalla scuola materna. Alla base ci sono proprio le divergenze sul cibo e sulla mensa.

Cosa è successo? A fine anno scolastico la scuola ha comunicato alle famiglie che tutti i bimbi, da settembre, al contrario di quanto fatto finora, avrebbero dovuto fermarsi per il pranzo perché anche quel momento facesse parte del progetto educativo. Un fulmine a ciel sereno per alcune famiglie, soprattutto per quelle monoreddito. La prima a levare gli scudi è stata Stefania Rossini, blogger conosciuta (anche) per il libro in cui si spiega come vivere con cinque euro al giorno. Per lei il problema è duplice, la sua è una famiglia monoreddito, vegana e votata all’autoproduzione.

Ciò che mette nel piatto dei suoi tre bimbi è importante tanto che li ha sempre portati a casa senza usufruire del servizio mensa. Una questione, per lei, di educazione alla sana alimentazione, a non sprecare cibo e ad un corretto stile di vita. In più lasciare i bambini a scuola per il pranzo incide circa cento euro al mese, costo calcolato sull’Isee familiare.

Il problema è stato posto all’Amministrazione comunale che però è determinata: «Anche la mensa è un momento della didattica - dice l’assessore Luciano Migliorati -, una scelta ponderata la nostra, maturata dopo una profonda riflessione. Non solo: tra le scuole statali d’Italia quella di Pontevico era l’unica a permettere l’opzione no mensa».

Lo scontro è inevitabile. Così Stefania Rossini, venerdì, ha ritirato la figlia dalla scuola dell’infanzia. L’anno scolastico 2014-2015 lo frequenterà a casa.

«Farò la scuola parentale - spiega - ora sto approfondendo il metodo Montessori e steineriano. Mi affiancherà anche un’amica insegnante che mi spiegherà cosa fare in vista della primaria».

Una scelta, quella dell’Amministrazione della Bassa, che mette altre famiglie di fronte ad un bivio. «Ottanta euro in più al mese fanno la differenza - dice un’altra mamma, Romina Duma - non ritirerò la bambina da scuola, ma dovrò fare più fatica». Abbiamo provato a porre la questione anche ad un sindacalista: «Nelle scuole statali - ci ha detto Battista Alghisi della Cisl - la mensa fa parte del progetto educativo. Quindi tutto è in regola».

«È lecito che una famiglia dissenta- conclude l’assessore Migliorati -, ma per noi la condivisione del pasto a scuola è importante». Non c’è dubbio: il caso sollevato da mamma Stefania può fare scuola.

Elisa Rossi

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