Cemento sul Garda, in tre anni via 52 campi da calcio

Legambiente rilancia l’allarme cementificazione sulla base dei dati della Regione. In tre anni spariti 50 ettari di verde.
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In tre anni, dal 2009 al 2012, sul Garda bresciano il cemento si è mangiato più di 50 ettari di verde. Una superficie pari a 52 campi da calcio. Tranne San Felice, Manerba e Sirmione (che però ha già consumato quasi il 60% del suo territorio), tutti gli altri Comuni registrano una crescita dell’edificazione, con punte del 4-5% di suolo occupato nel triennio a Toscolano e Padenghe e del 2-3% a Limone e Gardone Riviera.

Sono dati ufficiali, elaborati dal rapporto Dusaf (acronimo di Destinazione d’uso dei suoli agricoli e forestali) della Regione Lombardia, presentati ieri a Salò da Legambiente, in occasione della campagna gardesana della Goletta dei Laghi, che non solo monitora la qualità delle acque ma accende i riflettori anche sulle criticità del territorio.

Dati che fanno riflettere: «Sul Garda bresciano - spiega Barbara Meggetto, portavoce della Goletta - il cemento consuma 500 metri quadrati di suolo ogni giorno. È una situazione allarmante, non solo per motivi ambientali, ma anche economici, visto che, come scrive l’Osservatorio Turistico della provincia di Brescia, "la natura rappresenta la motivazione principale alla scelta di fare una vacanza nel Bresciano per quasi il 41% dei turisti"». Per Legambiente, insomma, «non si esce dalla crisi, se non si percorre la strada della green economy e del turismo sostenibile».

Ma segnali in questo senso se ne vedono pochi. A preoccupare gli ambientalisti sono ora alcuni nuovi impattanti progetti, come quello di riconversione della Tavina a Salò, il cui piano attuativo approderà in Consiglio comunale proprio lunedì prossimo. «Non è possibile - dice Cristina Milani del circolo gardesano di Legambiente - promuovere ancora migliaia di metri cubi di residenziale e di alberghi quando è evidente a tutti che siamo ben oltre la saturazione: il settore immobiliare è gravato da molto invenduto oltre che da fallimenti e sequestri, come successo a Campione di Tremosine. Un progetto così ci sembra fuori dalla realtà».

Legambiente chiede ai sindaci di assumersi la responsabilità di certe scelte: «Quando c’è un’ordinanza di demolizione va fatta eseguire. Ma quasi mai accade. Emblematico l’intervento della Tinvest Srl a Pieve di Tremosine: palazzine costruite abusivamente e non ancora demolite a sei anni dalla sentenza definitiva che ne aveva imposto l’abbattimento». Altri progetti verso i quali Legambiente punta il dito gravano sul basso lago, come il complesso residenziale «Dimore gigli di campo» a Lonato, a poca distanza dall’abbazia di Maguzzano. Il timore è che i nuovi interventi portino ancora seconde case, la cui continua diffusione è una delle piaghe del territorio: in alcuni Comuni costituiscono addirittura la maggioranza del patrimonio immobiliare, come a Manerba, dove la percentuale è del 67%, o a Toscolano, dove si sfiora il 50%.

Simone Bottura

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