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Montichiari in pista sotto il casco del Velodromo

Il 23 maggio del 2009 viene aperta la struttura, unica in Italia, costata quindici milioni
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L’Italia torna in pista sui pedali dopo ventiquattro anni. Nel gennaio del 1985 c’era stato il ko del Vigorelli di Milano, messo al tappeto dalla neve che aveva fatto crollare la copertura, nel 2009 entra in funzione il nuovo Velodromo di Montichiari.
 
È esattamente sabato 23 maggio quando la grande struttura viene inaugurata dalle autorità e dai primi ciclisti che hanno il privilegio di provarla. L’impianto è stato costruito in due anni ed è costato quindici milioni. Lo sforzo economico e amministrativo di Provincia di Brescia, Comune, Federazione Ciclistica Italiana è stato notevole, come il risultato. È una giornata storica per il ciclismo azzurro, sottolinea il nostro giornale. Finalmente questa disciplina riacquista un impianto coperto per l’attività agonistica.
 
L’idea era sorta nel 2000. Dapprima si era pensato ad una struttura scoperta e con la pista in cemento, in seguito la Federazione aveva avanzato la proposta ambiziosa: tetto e pavimento in legno. Un progetto, dunque, diventato realtà. La pista in pino siberiano è lunga 250 metri e sorretta da 370 travi lamellari. I listelli di legno (per una lunghezza lineare di cinquanta chilometri) sono fissati alle travi con ben 200mila chiodi piantati grazie a cinque milioni di martellate.
 
Seimila tubi metallici (cinquecento tonnellate di peso) sostengono la copertura. Quanto alla pista, l’inclinazione massima è del 43 per cento ed occupa una superficie di duemila metri quadrati. Duemila i posti disponibili per il pubblico. Il tutto dentro un involucro particolare, suggestivo, una specie di casco da ciclista. Giusto per richiamare la sua finalità specifica.

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