Una bresciana alla Apple: «C'è un clima strano»

Il racconto di una 25enne che lavora al quartier generale della Apple a Cork, in Irlanda.
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Steve Jobs non l’ha mai conosciuto. No, «magari». Mandava mail, qualche volta, «tre, in un anno». E pure tre sono i giorni di ferie in più rispetto a quelli contrattuali che accordava a ciascun dipendente da 7 anni a questa parte: «Si chiamano Steve Jobs Days, vengono aggiunti al monte ferie e se ne usufruisce entro fine anno».

A scrivere, tramite Facebook - è E. S., 25 anni, bresciana e dipendente Apple nel quartier generale europeo di Cork. Dopo la laurea in Scienze Politiche a Milano, ad aprile 2009 vola in Irlanda: «Ho puntato Apple subito - racconta -. Prima lavoravo come ragazza alla pari, poi in un’altra multinazionale, sempre a Cork. Il primo tentativo in Apple, due anni fa, non è andato a buon fine, non avevo esperienza. Ho ritentato ad agosto del 2010 e…». E ce l’ha fatta.

Inserita inizialmente nel settore Consumer, vendite ai privati («Per capirci, sul sito internet Apple trovi un numero verde. Ecco, rispondevo io»), dopo pochi mesi viene assunta a tempo indeterminato - unica donna nel team italiano, composto da nove elementi - nel ruolo Inside Sales. Ovvero? «La posizione è B2B, Business to Business, vendiamo ad aziende. In Italia si parlerebbe di Small and Medium Business». Sembra complicato. No, «non lo è - giura - è solo… un mondo a parte, finché non ci entri non ne conosci, o quasi, l’esistenza. Ma il modello è il medesimo, in tutto il mondo».

A Cork lavorano in 3mila. Discutono, si confrontano, spesso al telefono. Tanto che anche un solo minuto di silenzio, quello osservato ieri, lascia «smarriti. Stiamo vivendo un clima strano - lo descrive la giovane -, insolito. Dobbiamo renderci conto di ciò che è accaduto». Una commozione corale, condivisa; a darne voce Tim Cook - braccio destro di Jobs - in una mail inviata a ciascuno dei suoi ragazzi, «un messaggio di ricordo, di condoglianze; non sappiamo ancora cosa cambierà all’interno dell’organizzazione».

Di certo, però, c’è che «domani (venerdì, ndr) indosseremo tutti t-shirt nera, e jeans. Così si vestiva Jobs: questa sua semplicità, la sua sorprendente informalità, pur senza la presenza fisica, ci veniva trasmessa dai nostri manager, che partecipavano ai meeting con lui». Un modello, per il team, «nel quale qua credono molto, e se funzioni ti premiano. C’è collaborazione. Steve ci puntava molto, credo». Un’icona, una foto sulla scrivania. Quattro parole, appese in ufficio. «Stay hungry, stay foolish».

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