Smaltimento irregolare di rifiuti: indagato Sesana

L'ex direttore dell'Arpa di Brescia non avrebbe vigilato su rifiuti arrivati anche in impianti di smaltimento in provincia di Brescia.
Sesana indagato per mancato controllo
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Giulio Sesana, ex direttore dell’Arpa di Brescia ora proposto dalla Loggia come commissario del sito di interesse nazionale Caffaro, è indagato dalla Procura della Repubblica di Milano per una vicenda di smaltimento irregolare di rifiuti dall’ex Sisas, un’area industriale dismessa in provincia di Milano. Non avrebbe vigilato sui rifiuti arrivati anche in impianti di smaltimento in provincia di Brescia. 
 
Oltre a Sesana, sono finite nell’inchiesta 44 persone: tre misure cautelari in carcere sono state emesse a carico di Francesco Colucci, presidente del consiglio di amministrazione della società Daneco impianti srl (che lo scorso 1 gennaio ha incorporato Unendo spa); Bernardino Filipponi, amministratore della società Daneco impianti srl; Luigi Pelaggi, dirigente del Ministero dell’Ambiente, all’epoca dei fatti commissario delegato per la bonifica del sito. Altre tre misure cautelari, agli arresti domiciliari, sono state decise a carico di Fausto Melli, membro del Cda della Sogesid spa, all’epoca dei fatti direttore dei lavori e responsabile per la sicurezza del cantiere realizzato nel sito; Luciano Capobianco, membro del Cda della Sogesid spa, all’epoca dei fatti direttore operativo del cantiere; Claudio Tedesi, all’epoca dei fatti consulente tecnico del Commissario Straordinario. 
 
L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano - Direzione Distrettuale Antimafia, dai sostituti Piero Basilone e Paolo Filippini e Paola Pirrotta «ha previsto perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici degli arrestati, nonché l’esibizione di documenti presso le sedi Arpa di Brescia e Milano, l’Istituto superiore di Sanità e il ministero dell’Ambiente a Roma». 
 
Secondo gli inquirenti, il codice dei rifiuti che dovevano essere smaltiti come pericolosi veniva cambiato e quei rifiuti venivano trattati come se fossero rifiuti normali. L’indagine porta a conclusione l’attività investigativa avviata nel 2011,che ha interessato il sito di bonifica di interesse nazionale di Pioltello e Rodano. 
 
In particolare, da quanto emerso, come riporta un la società Sadi servizi industriali, aggiudicataria del primo appalto da 143 milioni di euro, presentava inizialmente agli enti competenti il piano attuativo della bonifica in cui confermava la classificazione dei rifiuti e la presenza del nerofumo. A seguito di procedura d'infrazione avviata dall'Unione Europea nei confronti dell'Italia per la mancata bonifica del sito, la Presidenza del Consiglio dei Ministri nominava quale commissario delegato per l'esecuzione di ogni necessaria iniziativa finalizzata alla prosecuzione e al completamento delle attività Luigi Pelaggi, il quale approntava e redigeva una relazione in cui illustrava lo stato dell'area e delle operazioni di bonifica da far svolgere alla nuova società aggiudicatrice dell'appalto, una volta ritiratasi la Sadi. L'ufficio del commissario delegato, a conclusione della procedura di gara ristretta accelerata per l'affidamento del servizio di bonifica, aggiudicava l'appalto alla daneco impianti, per un importo complessivo di oltre 35 milioni di euro, autorizzando nel contempo l'avvio dei lavori e l'intervento di messa in sicurezza e rimozione del nero fumo. 
 
Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, i titolari della Daneco Impianti avrebbero corrotto il commissario delegato con la somma di 700.000 euro, ottenendo illegittimamente l'aggiudicazione della bonifica del sito pur non avendo i necessari requisiti e la declassificazione dei rifiuti da pericolosi a non pericolosi, agevolando lo smaltimento dei materiali in siti di proprietà.
 

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