Rischio esplosione alla Cimabue, fermo per strage

Accusa pesante per il marocchino che lo scorso 4 giugno ha quasi fatto saltare in aria il suo ex appartamento.
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Accusa pesante per il marocchino di 49 anni che lo scorso 4 giugno è tornato nell’appartamento di cui era titolare, al 14esimo piano della Torre Cimabue e ha tagliato il tubo del gas. Quelli della Cimabue sono alloggi popolari gestiti dall’Aler, con cui l’uomo aveva un debito di 5 mila euro.

Solo l’intervento dei vigili del fuoco, quando l’ambiente era saturo di gas, ha evitato il peggio. Il nordafricano, trasferitosi da mesi in Francia con la famiglia, ha ammesso con gli agenti della Volante di aver tranciato il tubo che alimentava il forno della cucina, e di essere poi uscito. “Fantasiose” per ora le motivazioni che non state rese note. Per la polizia l'uomo ha anche tappato ogni possibile via fuga del gas, compreso il buco della serratura della porta d’ingresso dell’appartamento.

L’immigrato, sposato, tre figli e da 20 anni in Italia, era intestatario di un appartamento nella torre in questione ma da mesi si era trasferito all’estero. Lunedì si è presentato a sorpresa in portineria chiedendo le chiavi della sua casa ormai vuota, un coltello e un cacciavite: «Devo fare lavori di manutenzione», si è giustificato. Quindi è sparito di nuovo. Il giorno seguente, martedì, i vicini hanno avvertito un cattivo odore provenire dall’alloggio al 14esimo piano e hanno chiamato vigili del fuoco e Polizia.

Appurato un livello di saturazione degli ambienti a livello di guardia, i pompieri hanno evacuato i piani alti del palazzo. Quindi hanno fatto irruzione nella casa calandosi dall’alto, ma premurandosi di liberare lo sfiatatoio che era stato sigillato ad hoc. All’interno, ecco il tubo del forno tranciato di netto, che per 24 ore aveva rilasciato gas nelle stanze. Si attende nelle prossime ore la convalida del fermo.

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