Rimborsi spese in Regione: chiesto il rinvio a giudizio

Dieci i bresciani, tra i 64 consiglieri regionali, accusati di peculato. Nicoli patteggia, Galperti chiede il rito abbreviato.
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I pm milanesi Paolo Filippini e Antonio D’Alessio le hanno definite «spese allegre effettuate con i rimborsi dei gruppi politici in Regione». E per questo hanno chiesto il rinvio a giudizio per 64 consiglieri ed ex consiglieri regionali in Regione Lombardia accusati di peculato
 
Il periodo politico in Pirellone finito sotto la lente è quello che va dal 2008 al 2012. Tra i politici per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio ci sono anche dieci bresciani
 
Si tratta di Pierluigi Toscani, Monica Rizzi, Enio Moretti e Alessandro Marelli della Lega Nord, Margherita Peroni, Vanni Ligasacchi e Franco Nicoli Cristiani, all’epoca dei fatti contestati eletti nel Popolo della Libertà, l’esponente del Partito democratico Guido Galperti oltre a Gianmarco Quadrini e Mario Scotti dell’Udc. Due dei 64 politici coinvolti nell’inchiesta hanno chiesto la celebrazione del processo con rito abbreviato e tra questi c’è il bresciano Galperti, al quale la Procura contesta spese di rappresentanza per 3.978,55 euro. Ristoranti, libri e anche 12,10 euro per le aspirine comprate in farmacia.
Franco Nicoli Cristiani intende invece patteggiare. 
 
Tra i bresciani la contestazione più pesante è per Gianmarco Quadrini, al tempo capogruppo dell’Udc. La Procura gli ha presentato un conto di 159.881,33 euro, tra ristoranti, bar, libri e rimborsi per il carburante. A seguire, nella classifica tutta bresciana delle «spese pazze» c’è Margherita Peroni. La contestazione è per 43.933,05 euro spesi per cene, pranzi, colazioni  e anche per l’installazione di un centralino telefonico da 1.860 euro nel suo ufficio milanese, oltre che per un acquisto in cartoleria da 4,70 euro.
 
Divoratore di dolci, tra pasticceria e gelateria, è invece risultato essere il leghista Pierluigi Toscani che non disdegna nemmeno ristoranti cinesi e giapponesi. Ma anche qualche tentativo con la fortuna, visti gli euro chiesti a rimborso dopo l’acquisto di alcuni «Gratta e vinci». Per Toscani le spese contestate ammontano così a 27.064,05 euro.
Mille euro in meno rispetto a quanto messo tra le spese di rappresentanza, indebitamente secondo la Procura di Milano, da Alessandro Marelli che nel conto ha inserito anche gli scontrini della macelleria e gli acquisti fatti in profumeria. Sempre con i soldi di Regione Lombardia. 
 
Andrea Cittadini

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