Renzo Bossi si dimette. Sul web sarcasmo e rabbia

Il figlio del Senatur: «Voglio dare l'esempio». Su Facebook e Twitter decine di commenti e battute.
Le reazioni dei bresciani
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Renzo Bossi, secondogenito del Senatur Umberto, ha annunciato ufficialmente la decisione di dimettersi da consigliere regionale della Lombardia. «Senza che nessuno me l’ha chiesto  - ha dichiarato  - faccio un passo indietro in questo momento di difficoltà, do l’esempio».
«Sono sereno, so cosa ho fatto e soprattutto cosa non ho fatto e non sono indagato. In Consiglio regionale negli ultimi mesi ci sono stati avvenimenti che hanno visto indagate alcune persone. Io non sono indagato, ma credo sia giusto e opportuno fare un passo indietro per il movimento».

 E conclude: «Mio padre? È stata una scelta difficile fatta per salvare il movimento e dare alle domande che tutti si pongono le risposte che nel giro di poco tempo si avranno».
E proprio con papà Umberto, poco dopo l’annuncio delle dimissioni, si è svolto un incontro a porte chiuse  ella sede della Lega in via Bellerio a Milano. Il faccia a faccia fra i due è durato circa un’ora.

Le dimissioni del «Trota» non hanno placato gli echi della bufera in casa Lega e tantomeno a fermare le battute sul rampollo del fondatore del Carroccio, che da giorni si susseguono su Facebook e Twitter. Quando la notizia ha fatto la comparsa sulla pagina «Vogliamo le dimissioni di Renzo Bossi dal consiglio regionale lombardo» i commenti si sono sprecati: «Prima vittoria! Ora dopo le parole i fatti» perché «di manfrine non ne vogliamo», si legge nel post dei responsabili della pagina. E tra i lettori non c’è voglia di festeggiare, ma ancora tanta rabbia. «Obbligarlo a restituire tutti i soldi che ha preso. Senza sconti però», chiede Efrem. «Le dimissioni non mi bastano, deve andarsene in galera con suo padre e tutti gli altri» dice Mirko. Quanto al profilo di Bossi jr, è fermo al 5 aprile, quando il figlio del Senatur ricevette il Tapiro da Striscia la notizia.

Di domenica, a tarda sera, prima che Renzo Bossi comunicasse la sua decisione, l’ultimo appello alla «pulizia» di Roberto Maroni.  «Sono triste per quello che ci sta succedendo, ma anche ottimista», ha scritto su Fb il neo-triumviro della Lega. «Il nostro destino è davanti a noi e dipende solo da noi, Abbiamo la forza per reagire? Io sono sicuro di sì: facciamo pulizia, liberiamoci dalle scorie e rinnoviamo l’impegno sulle nostre storiche battaglie, il federalismo, la Padania, l’etica in politica e l’onestà nei comportamenti» ha chiesto.
Maroni ha dunque invitato a guardare soprattutto al futuro ma non sarà facile per i militanti leghisti superare il terremoto di questi giorni.

Una scossa che per Radio Padania Libera è stata costruita ad arte dai media. «È colpa dei giornalisti e del mare di cavolate che scrivono», si legge sulla pagina Facebook dell’emittente padana. Poi una difesa di Rosy Mauro. «È vero, Belsito, passato o no, non doveva entrare in via Bellerio. Ma per la Rosy la faccenda è diversa. Può stare sull’anima, ma non bisogna dimenticarsi che è leghista da sempre», si spiega. Complice forse l’obbligo di 140 caratteri, su Twitter è stata un’altra giornata di battute fulminanti con l’hashtag «trota».
 

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