Quell’auto ceca con 150 multe e 12mila euro da pagare

Auto con targhe straniere alla lente della Polizia Locale. Una vantava 150 sanzioni non pagate, per 12mila euro... Confiscata.
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Non una, non due, non tre. Bensì 150 sanzioni non pagate. Tutte per infrazioni commesse nel territorio comunale di Brescia dove risiede la coppia di trentenni della Repubblica Ceca fermati a bordo della loro utilitaria Peugeot con targa del Paese d’origine dalla Polizia Locale, impegnata in una serie di controlli sulle vetture che circolano in città con immatricolazione estera. Una verifica che mira da un lato a contestare proprio il mancato pagamento di sanzioni elevate in passato e non saldate, al fine di recuperare quanto dovuto alle casse della Loggia. Dall’altro per verificare che non sussistano violazioni delle norme doganali e fiscali d’importazione.
 
Proprio quelle che sono risultate violate nel caso della vettura proveniente dalla Repubblica Ceca: in Italia da oltre un anno, non era stata reimmatricolata. Ragione per cui il veicolo è stato posto sotto sequestro e inviato alle autorità doganali per la conseguente confisca. Ma era quasi… il meno. Già, perché su quell’auto sono risultate pendere la bellezza di 150 sanzioni mai pagate. La maggior parte per accessi indebiti in ztl, ma non mancavano eccessi di velocità e passaggi a semaforo rosso rilevati con Autovelox e Multaphot. Una pila di verbali per l’ammontare complessivo di 12mila euro, che ora i due cittadini cechi, di casa in città da oltre un anno, dovranno sborsare.
 
Guai anche per una cittadina bresciana fermata al volante di un’Audi Q5 con targa elvetica intestata ad una società svizzera. Società con la quale la donna non aveva alcuna relazione, circostanza che di fatto le impediva – in base alla normativa fiscale e d’importazione, di guidarla. Dopo alcuni accertamenti, è emerso che la vettura stava circolando senza la regolarizzazione doganale, eludendo le incombenze fiscali a cui è soggetto. Pertanto è stato disposto il fermo del mezzo e il trasferimento alla sede doganale, dove è stato appurato che la società svizzera era già nel mirino degli investigatori della Guardia di Finanza che avevano denunciato il titolare dell’azienda, un italiano, per frode fiscale, nell’ambito di una più vasta indagine di respiro internazionale per un giro complessivo di oltre 600 milioni di euro.
 

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