Processo Scaroni: Paolo ricorrerà in appello

Dopo le lacrime, la voglia di continuare a combattere: Paolo Scaroni ha affidato i suoi pensieri a una lettera aperta.
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Venerdì, dopo la sentenza che ha assolto i poliziotti imputati, Paolo Scaroni aveva preferito non parlare. Per il tifoso del Brescia, picchiato selvaggiamente nel settembre 2005 alla stazione Porta Nuova di Verona, quella decisione presa dal tribunale è stata una mazzata, quasi più forte di quelle subite quasi otto anni fa, che gli hanno comunque lasciato come "eredità" un'invalidità al 100%. Venerdì per lui, per la sua famiglia, c'è stato spazio solo per le lacrime.

La notte non ha certo portato via l'amarezza, ma ha fatto tornare a Paolo la voglia di combattere. Prova ne sia la lettera che il tifoso del Brescia ha inviato alla stampa e tutti i cittadini. "Venerdì, per quanto mi riguarda, hanno perso la Giustizia e la Verità - si legge nella lettera - venerdì hanno vinto gli Ultras: tutti i Gruppi, arrivati da tutta Italia, hanno dato prova di grande civiltà, rispettando la volontà espressa dalla mia famiglia di non prestare il fianco. Non è stato facile per me e non è stato facile per loro. Paolo Scaroni, cittadino cui hanno strappato un pezzo di vita ma che non ha perso la voglia di lottare. La 'battaglia' non è finita, semmai è appena cominciata; abbiamo due armi potentissime, che nessuno ci può togliere, cuore e cervello: usiamole fino in fondo, per ristabilire la Ragione e l’Onestà!".

Paolo Scaroni, il quale ha annunciato che ricorrerà in appello, ha voluto inoltre ringraziare tutti coloro che erano presenti a Verona: "Desidero ringraziare tutte le persone che venerdì mi sono state vicine: i cittadini, la stampa, le Istituzioni e il Brescia Calcio. Più di tutti, concedetemelo, voglio ringraziare gli Ultras di tutta Italia: quelli che erano a Verona venerdì, quelli che sono venuti nelle precedenti udienze e quelli che mi hanno testimoniato la loro solidarietà in altri modi. Ringrazio di cuore i ragazzi del mio Gruppo, Brescia 1911, per aver lottato per me e con me e per essere andati contro tutti in nome di un’amicizia vera; li ringrazio per aver sempre mantenuto un profilo basso e per aver accolto la richiesta mia e della mia famiglia di non lasciarsi trasportare dalla rabbia, anche nel caso in cui la sentenza fosse stata negativa per me...

"La cosa più facile - si legge sempre nella lettera - era lasciare libero sfogo alla rabbia e alla frustrazione represse a lungo in tutti questi anni; la cosa più difficile era rimanere lucidi e non fornire alcun pretesto perché qualcuno potesse dire: gli Ultras hanno fatto casino...".
Gianluca Magro

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