«Picalò»: l'antica maglieria riveduta e corretta

Aperto in gennaio dalla fashion designer Paola Mininno, propone capi d’abbigliamento unici
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Nel dialetto salentino il «picalò» è la gazza ladra che ruba alla sarta il ditale brillante. Dalla musicalità del nome in vernacolo, e dalla capacità di muoversi con abilità nel mondo della moda, è nato il brand omonimo che trova casa in contrada del Carmine 2/B. Un atelier che dallo scorso gennaio apre a un pubblico che ama il «su misura», l’innovazione di una proposta, il vestito progettato, studiato e realizzato da una professionista esperta in particolare nella lavorazione jacquard che ha lanciato il brand di maglieria «Picalò».

Paola Mininno, giovane talento creativo con laurea in fashion design al Politecnico di Milano, dopo alcune esperienze in aziende manufatturiere e all’estero, ha deciso di mettersi in gioco per far nascere progetti unici nel loro genere. «Sviluppo la mia collezione, usando solo filati italiani e manualmente, con vecchie e tradizionali macchine per maglieria, realizzo le mie creazioni».

Nel suo laboratorio, completamente a vista, trovano posto anche accessori, pellami, bigiotteria e mobiletti prodotti da una ristretta nicchia di giovani. «Siamo imprenditori - spiega Paola - progettisti della moda. Vale a dire non artisti isolati nel proprio talento ma designer che, nel rispetto della tradizione dei grandi maestri italiani, traggono spunto professionale».

Paola Mininno ha scelto la maglieria perché è duttile e si presta alla sperimentazione. «Uso queste vecchie, meravigliose macchine, usate da molte donne in casa per anni - spiega -, perché posso sperimentare adattando la mia piccola collezione al cliente che mi esprime le sue esigenze e la sua fisicità».

 

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