«Non fu curata e assistita»: denuncia per Anni Azzurri

I parenti di un’ottantaduenne deceduta lo scorso anno chiedono che si approfondisca la responsabilità di direttore sanitario e tre medici.
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Omicidio colposo, lesioni colpose e falso. Sono queste le ipotesi per le quali i parenti di un’anziana, deceduta nella primavera dello scorso anno, hanno denunciato Guglielmo Spassini, Susan Reedy, i dottori Izzedin e Movila; nella fattispecie il direttore sanitario e tre medici della Rsa Anni Azzurri di Rezzato.

La querela è stata protocollata in Procura nel luglio dello scorso anno dal pm Carlo Pappalardo. Nei prossimi giorni il fascicolo che la contiene farà spazio alla relazione medico legale sulle cause del decesso.

I fatti per i quali si è messo in moto l’iter giudiziario, per come li raccontano nella denuncia i parenti, risalgono alla giornata di Santo Stefano del 2012. Maria Filippini, all’epoca 82enne, accusa un malore in casa. Viene portata al Civile, dove resta ricoverata sino al 4 gennaio dell’anno successivo. All’atto delle dimissioni, la donna viene trasferita agli Anni Azzurri di Rezzato. «Da questo momento - dice la denuncia dei famigliari - inizia il calvario».

Dopo diversi giorni l’anziana accusa dolori addominali. Le vengono somministrati «soltanto degli antidolorifici, senza procedere ad alcun accertamento». Il 24 gennaio è il ricovero. I medici della Poliambulanza le diagnosticano una peritonite da colicisti acuta. «Se non viene operata entro 24 ore - dicono ai parenti - va incontro a decesso sicuro, perché l’infezione è in stato avanzato e si diffonde rapidamente». Il giorno successivo Maria Filippini è in sala operatoria. Il 4 febbraio viene dimessa e riportata agli Anni Azzurri. L’anziana fatica ad alimentarsi, beve solo piccoli sorsi d’acqua e vomita liquido marrone, dichiara in denuncia la nipote, l’avv. Natascia Gheda.

Passano due settimane e la signora Maria torna in ospedale, dove le riscontrano una sub occlusione intestinale. Alla Poliambulanza ci resta sino ai primi di marzo, quando fa ritorno agli Anni Azzurri. Il problema si ripropone: la donna non mangia e non beve per una decina di giorni. La nipote si lamenta con un medico, chiede sia alimentata almeno con una flebo. La flebo arriva, non la soluzione attesa ormai da settimane. Anzi. Il 7 aprile la signora è tremante nel letto, ma «nella struttura nessun medico era presente», denunciano i parenti.

Il 26 aprile si libera un posto alla Rsa Pasotti Cottinelli di via Grazzine. Il medico della nuova struttura che la accoglie, trova l’anziana «in precarie condizioni di salute e igienico sanitarie». Nel pomeriggio stesso inevitabile un altro ricovero, l’ultimo. La donna arriva alla Città di Brescia in «coma metabolico, ischemia miocardica e edema polmonare». Sopravvive una notte.

Pierpaolo Prati

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