Gli occhi della 'ndrangheta sulla Tangenziale Sud

I rapporti tra ’ndrangheta e tessuto bresciano nell’inchiesta che ha portato in carcere più di centocinquanta persone in tutta Italia
Mafia e i lavori della Tangenziale Sud
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Ci sono anche i rapporti tra la ’ndrangheta e il tessuto bresciano nelle 1.276 pagine dell’inchiesta della Direzione antimafia che nelle ultime ore ha portato in carcere più di centocinquanta persone in tutta Italia.
 
La mafia aveva messo gli occhi e le mani sui lavori della Tangenziale Sud. In particolare la Giglio Srl, società di proprietà di Giuseppe Giglio, uno degli arrestati, era riuscita a stipulare un contratto di trasporto terra con la Nuova Beton di San Polo.
 
Accordo che era finito nel mirino della Dia di Milano che, grazie alla collaborazione della Prefettura di Brescia, aveva intimato l’allontanamento dell’azienda dai cantieri bresciani.
 
Allontanamento che fu però solo temporaneo secondo il racconto di un pentito, Angelo Cortese, che ai magistrati ha spiegato come attraverso l’opera di una rappresentante delle forze di Polizia, Antonio Cianflone, ex squadra mobile di Catanzaro, anche lui in carcere, l’azienda era riuscita ad ottenere nuovamente i lavori per la realizzazione della Tangenziale Sud.
 
Ma a Brescia la ’ndrangheta sarebbe arrivata anche per acquistare materiale edile. «Ogni 15-20 giorni Salvatore Procopio andava a Brescia con 80mila euro in contanti», ha affermato sempre il pentito Angelo Cortese. I soldi servivano per pagare ai proprietari di una cava il materiale acquistato in nero. Intrecci pericolosi e inquietanti, adesso al vaglio della magistratura.

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