Emergenze, numero unico: «No ad un call center»

Il timore del Siulp è che si dilatino i tempi di intervento. E arriva la controproposta.
AA

Quando mancano pochi mesi all’attivazione della centrale «laica» del 112 di Brescia, che dall’ex caserma Goito dovrà gestire tutte le chiamate d’emergenza dal Bresciano oltre che dalle province di Sondrio, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia, Rosario Morelli, segretario provinciale del Siulp, principale sindacato di Polizia, manifesta la forte preoccupazione per una «rivoluzione» nella gestione dell’emergenza di cui ravvisa le potenziali criticità. Specie in un territorio complesso come il Bresciano.

E per questo avanza una proposta: «un tavolo di confronto con i professionisti del settore e le organizzazioni sindacali di riferimento», in vista della «istituzione di una Centrale operativa unica, formata da aliquote di operatori di tutte le forze dell’emergenza e del soccorso pubblico, quindi, formata da poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco e operatori del 118».

Una prospettiva che guarda molto più al modello di Madrid (di recente passato alla ribalta mediatica con un servizio della trasmissione «Report») che a quello varato in Lombardia a Varese e a Milano, basato su un centrale di primo livello (alla cui organizzazione sta provvedendo l’Areu, l’azienda regionale cui fa capo il servizio di 118). Di fatto un call center con operatori «laici»: non personale di forze dell’ordine, pompieri o infiermieri, ma operatori (selezionati tra lavoratori socialmente utili) deputati solo alla ricezione delle chiamate e al loro smistamento a una centrale operativa «di secondo livello»: quella competente per tipologia di intervento, cui la chiamata viene inoltrata (dopo 40-60 secondi) con una scheda relativa ai primi essenziali dati raccolti.

Una modalità che a Brescia costerebbe la soppressione della centrale del 118 (con l’emergenza sanitaria gestita da Bergamo) e che in altre province ha già sollevato polemiche davanti a alcuni casi critici, come quello che ha visto giungere le Volanti di Milano sul luogo di un ferimento per l’esplosione di petardi dopo 40 minuti. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia