Diego Piccinelli si difende, ma c'è il foglio di via

Diego Piccinelli si è difeso dall'accusa di aver aggredito il personal trainer a gennaio, ma per lui c'è il foglio di via.
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«Quelle rivolte a me sono accuse false: è accaduta una discussione come ne capitano per strada, ma la rivalità sportiva non c'entra nulla». Si è difeso così Diego Piccinelli, portavoce del gruppo ultras Brescia 1911, denunciato per lesioni dal personal trainer di una palestra cittadina.

Un fatto accaduto in città l'ultima domenica di gennaio, quando Piccinelli colpi al volto l'istruttore, che indossava la felpa del Verona e stava tornando a casa dopo aver assisitito al Bentegodi al match tra gli scaligeri e la Roma, con due pugni. Secondo Piccinelli, che in conferenza stampa ha incassato il sostegno della moglie, presente il giorno dei fatti, e del gruppo ultrà, il fatto che l'uomo indossasse i colori gialloblù non sarebbe stata la causa della discussione. «Mia moglie è stata investita dalla portiere aperta dal signor X - si è difeso Piccinelli - e la discussione successiva è nata non per motivi calcistici o campanilistici, ma per una questione di viabilità».

Piccinelli è stato raggiunto anche dal foglio di via da parte della Questura, che gli impedirà di mettere piede in città a Brescia per un lungo periodo. «Questo è un salto di qualità del sistema repressivo, al di là delle mie responsabilità».

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