Dalle foto alla violenza sessuale: indagini a Brescia

Una sedicenne è stata vittima di un gruppo di malviventi: prima i contatti su Internet, poi le foto scabrose e infine la violenza
AA
L’avevano adescata attraverso Facebook, le avevano promesso una carriera da modella. Ma in cambio volevano delle immagini hot per produrre materiale pedopornografico. Il tutto in un’escalation che ha portato anche a un episodio di violenza sessuale. 
 
L’indagine della Polizia postale di Genova, svolta anche sul territorio bresciano, ha avuto origine dalla segnalazione ricevuta da una coppia di genitori preoccupati per alcuni messaggi ricevuti dalla figlia sedicenne sul noto social network.
 
La ragazzina viene descritta come minuta e carina. Proviene da una famiglia tranquilla, ma stava attraversando un momento difficile che aveva portato anche all’abbandono della scuola. Il suo sogno era fare la modella. Un sogno che aveva manifestato anche attraverso post sul profilo Facebook, corredati da fotografie «glamour». 
 
Gli investigatori hanno cominciato a monitorare i comportamenti on-line della ragazza e i contatti pericolosi che aveva cominciato ad avere.
 
La giovane, infatti, aveva iniziato a dialogare con personaggi equivoci che, con la scusa di introdurla nel mondo dello spettacolo, puntavano ad abusarne sessualmente e a trasformarla in protagonista di materiale pedopornografico.
 
Le indagini sono durate mesi. Gli investigatori hanno messo in campo intercettazioni telefoniche e telematiche, hanno monitorato chat e controllato i social network. Non sono mancati i pedinamenti e gli appostamenti. Le attività hanno consentito di individuare un gruppo criminale.
 
In un crescendo di richieste sempre più pressanti, i malviventi avevano costretto la minore a passare dalle foto glamour al nudo artistico e da questo al met-art (foto che ritraggono la modella nuda, in posizioni esplicite) fino a giungere alla vera e propria pornografia e, in un caso, alla violenza sessuale.
 
La Procura delle Repubblica di Genova ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, due arresti domiciliari e un provvedimento di obbligo di dimora. Sono state inoltre svolte tredici perquisizioni. Le indagini, si diceva, hanno coinvolto Brescia, ma anche le province di Genova, Savona, Alessandria, Milano e Roma.
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia