Anni '50, nascono i Villaggi: dal Violino al Sereno

La straordinaria e singolare attività della cooperativa edilizia di padre Marcolini replicata in provincia e in altre città italiane
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Niente condomini impersonali, un po’ tristi, in quartieri anonimi. Meglio casette piccole, con orto e giardino, modello standard per risparmiare sui costi ma personalizzate dagli inquilini. Perché le famiglie devono poter vivere in spazi sufficienti e decorosi, soprattutto quelle inurbate dalla campagna, abituate al verde e all’autonomia. Interi villaggi con chiesa, scuole, servizi, dei piccoli paesi-comunità, non dormitori; da costruire in forma cooperativa, con il sacrificio dei soci, la collaborazione dei datori di lavoro disposti ad anticipare le prime spese, l’aiuto delle amministrazioni pubbliche nel garantire aree libere, acquedotto e fognatura. Tutto questo sono i Villaggi voluti da padre Ottorino Marcolini e dalla sua cooperativa La Famiglia, una straordinaria esperienza urbanistica e sociale, maturata nel Bresciano a partire dai primi anni Cinquanta per dare risposta ai problemi della casa. Un modello imitato in altre città italiane per la sua efficienza.

La Famiglia nasce nel 1953. Marcolini, il muratore di Dio, è un padre filippino laureato in ingegneria ed urbanistica, già direttore dell’Azienda dei servizi municipalizzati. Unisce alle alte idealità un eccezionale senso pratico. Nel dopoguerra i senza tetto sono migliaia. Mancano alloggi, e gran parte di quelli esistenti - in città e provincia - sono inadeguati, vecchi e malsani. Serve una nuova politica di edilizia popolare.

I Villaggi sono una risposta originale al problema: danno un’abitazione ai lavoratori, condizione essenziale per tutelare la famiglia, in termini concreti e morali. Nel 1954, con l’aiuto della Banca San Paolo, sorge il primo quartiere al Violino: 244 abitazioni. L’anno seguente replica alla Badia, nel 1958 nasce il Prealpino, nel 1960 il Sereno. Dal 1954 al 1960 la cooperativa ha realizzato lavori per sei miliardi di lire, consegnando la casa a duemila famiglie. Solo a Brescia, senza contare le iniziative in provincia che nascono per iniziativa diretta della cooperativa o sull’esempio dell’impronta marcoliniana.

L'inaugurazione ufficiale del Violino avviene domenica 22 maggio 1955. I proprietari sono in gran parte operai della OM; per avviare i lavori l’azienda ha anticipato loro (senza interessi) un terzo della spesa, il resto sarà pagato in rate mensili. Sono casette con quattro locali, servizi, un po’ di verde: il costo è un milione e mezzo di lire. Quel 22 maggio, salutando l’opera, il vescovo di Brescia, mons. Giacinto Tredici, si rivolge così agli inquilini: «La casa vi è costata sacrificio e anche vi richiederà privazioni e rinunzie per l’avvenire, ma vale la pena di avere un nido proprio che sia culla degli affetti domestici». Il valore della famiglia, appunto. Il sindaco Bruno Boni sottolinea come il quartiere «sia prova dello spirito di unità della gente bresciana», una testimonianza di come il cristianesimo sia vicino concretamente alle persone, «perché considera il raggiungimento del benessere in questa vita una facilitazione alla conquista della suprema felicità».

Il Giornale di Brescia, commentando l’opera di padre Marcolini, il 30 luglio 1960 spiega: «Il prezzo delle case, da tanti ritenuto irrisorio, è ottenuto acquistando in proprio materiale in grande quantità e passandolo successivamente alle dieci imprese edili che, con quattrocento operai, compongono l’organico costruttivo della società». In quell’anno La Famiglia propone ai soci due modelli di casa, uno con quattro locali più servizi e garage, 270 mq per due milioni e 300mila lire; l’altro con soli due locali, per coppie, al prezzo di 985mila lire. Domenica 30 settembre 1962 l’inaugurazione in pompa magna del Villaggio Sereno con il presidente del Consiglio, Amintore Fanfani. Un complesso di seicento alloggi per un investimento di un miliardo e settecento milioni.

Case dignitose per chi conosce la fatica del lavoro onesto.

e. mir.

 

 

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