Una passeggiata tra storia e radici in Valtrompia

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Oggi è un giorno particolare, perché sono alla ricerca delle mie origini in Val Trompia. Cadono le castagne, le ghiande e le foglie nei boschi, il profumo è autunnale: muschio muffa o erba umida. Sto percorrendo la strada che da Bovegno porta al Santuario della Misericordia, a circa trenta minuti a piedi, dal centro del paese. Fiancheggio le fermate della Via Crucis, per venti minuti di cammino, finche mi trovo di fronte alla facciata della chiesa, nel silenzio e nella pace assoluta di un giorno di sole, dopo giorni bigi e noiosi di pioggia. Mi godo il verde dei monti e l’aria che arriva tiepida sul piazzale dal fondo valle. Appoggio lo zaino a terra, entro nel Santuario dove rimango con naso all’insù per qualche minuto; contemplo la bellezza dei dipinti e delle decorazioni. 1527 Maria Virgo in Terris, anno della comparsa della Madonna, dice la scritta sul mosaico posato a terra davanti all’altare, ricoperto da un vetro calpestabile. Poi leggo l’interessante e bella storia della giovane Maria Amadini, che la vide comparire. Proseguo per la salita che porta al roccolo e sono invaso da ricordi di quando ero un bimbo. Riaffiora una Fiat 600 bianca, dalla quale bisognava scendere tutti e continuare a piedi, tranne l’autista, perché la salita era troppo irta e il motore si riscaldava. Che tempi che erano! Arriviamo al primo roccolo, dopo 20 minuti circa, dove mio nonno «Pelo» cacciava in gioventù, quando si sparava davvero e in una buona giornata un migliaio di colpi, erano proficui. Che tempi, quelli! Proseguo. Qui all’incrocio delle strade che portano ai Cannelli o a Pezzaze, «c’era una volta» un «Bar», dove al banco era servito solamente vino rosso e acqua della pompa. Mi rivedo bimbo, più basso del bancone, più basso di questi uomini tutti d’un pezzo, con indosso la camicia a quadri e le maniche rimboccate, con l’immancabile fazzoletto, legato al collo. Li saluto con timore e mi inoltro nel bosco, in cerca di funghi. Proseguo verso Etto o «Eto», piccola frazione di Pezzaze. La chiesetta di San Nicolò e sempre lì al suo posto, con a fianco un vecchio e piccolo cimitero, (purtroppo mal tenuto) con tre o quattro antiche lapidi; Alcune portano il mio cognome e ricordano morti in guerra o di malattie e dalla famigerata peste. Una targa ricorda che il restauro è opera offerta da un certo Piotti Faustino, anno 1986, quando ancora qualcuno credeva nel nostro patrimonio e voleva conservarlo per i posteri, e non come succede ora, che si preferisce comperarsi un’altra fuoriserie da aggiungere alla già numerosa collezione nascosta in qualche garage: (nascosto pure quello naturalmente!). Erano tempi quelli! Arrivo alla casa natale di Don Ombono Piotti, con mia sorpresa scopro che oltre a essere un Parroco, fu pure uno scrittore che fece una raccolta di «Cronache Triumpline», chissà che io abbia qualche gene di questo signore: me ne auguro almeno mezzo! Da qui la strada prosegue diventando un sentiero, sbucando sulla statale nei pressi di Bovegno. Ma io ritorno sui miei passi, ritorno alle mie origini, ritorno quell’incrocio del bar, sono in cerca di vecchi ricordi che stuzzicano la mia malinconia. Mi fermo al roccolo. Eccoli che a fatica riaffiorano, sfumati, ingialliti dal tempo, sono vecchi più di quarant’anni: poveri! Torno nella bassa. Con sorpresa, durante il sonno della notte, tornano i nonni in sogno. Sono là, belli come il sole, nella sua vecchia cascina ristrutturata, con un locale di tendenza o alla moda. Loro sono seduti a tavolino con i loro immancabili abiti di allora, mentre io parcheggio la bicicletta dove la mettevo da bimbo. Entro nel locale e il nonno mi dice si sedermi vicino a lui, lo guardo un po’ perplesso con un cappuccino, che dubito ne abbia mai bevuto in vita sua! «Nonno che ci fai qua, mi pare che tu sia fuori posto? Come fai a servire i clienti? Non sei in grado! Sei ancora vestito come nel 900!» Mi fa segno con la testa, mentre una ragazza del giorno d’oggi, arriva con il suo bel grembiule nero e mi serve un cappuccino: «Mi sono adeguato» mi risponde. Lo guardo orgoglioso: il nonno a suo modo, sapeva carpire il nuovo che arriva, senza stravolgere troppo la sua natura. Chissà che siano solo ricordi! Chissà che non siano Angeli o Anime che di notte riescono ad arrivare a noi. Chissà che siano… Alessandro Piotti Ghedi

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