Sviluppo urbano e sociale: affinché il verde possa prevalere sul grigio

AA
La città giardino. C’è un’idea nuova che si fa strada nell’architettura dei centri urbani: trasformare il cemento in un supporto ideale al verde. Giardini pensili, quindi, ma anche orti dove coltivare aromi e freschezze di stagione. Una bella idea che si scontra con due controindicazioni: le ristrettezze economiche di chi dovrebbe partecipare alla radicale trasformazione degli edifici e un disegno urbano forse non ancora maturo per tali trasformazioni. In effetti in verde sul cemento è segno di un ordine complessivo, anche mentale, che nel nostro Paese stiamo - purtroppo - perdendo. Fare scelte urbanistico-architettoniche di questo tipo significa disegnare un futuro, scegliere una strada, percorrere un’idea del domani che abbia il senso di una comune qualità del vivere. Sono tutte affermazioni che la fanno a botte con il modo approssimativo che abbiamo (nessuno si chiami fuori) nel disegnare un nuovo modello sociale. In realtà, l’attuale situazione di crisi e interessi che vanno oltre i nostri confini, non fanno emergere il verde, ma il grigio di un sistema che vorrebbe tornare ai primi del Novecento e al diritto negato. Questo non è tema sindacale, ma è un sentimento entro il quale trova spazio un modello di sviluppo arcaico e destinato alla sconfitta. E non solo da noi, anche in quelli che oggi sono definiti Paesi emergenti. Sono partito dal verde sulle case per fare il giro del mondo. La questione (forse) è capire se il verde sulle case può corrispondere ad un’idea di sviluppo organizzato, in sintonia con l’ambiente e le stagioni, che poi scandiscono il nostro modo di vivere. In uno sviluppo armonico e tecnologicamente avanzato, però comunque a misura d’uomo. È davvero un’utopia pensare di in questo modo? Sognare che il verde possa prevalere sul grigio? Gianni Versicchi Nei giorni scorsi ero impegnato nella potatura delle mie Nandine (da Wikipedia: arbusto sempreverde, o semisempreverde (?1?, ndr), originario dell’Asia, i fusti sono eretti e portano grandi foglie pennate, costituite da piccole foglie ovali o lanceolate; nel complesso il fogliame ha un aspetto molto elegante e delicato) e mi compiacevo dell’aria primaverile. Perché come per tutti i giardinieri la fine dell’inverno è una liberazione: finalmente si torna in attività. Prima che le nostre piante inizino a germogliare si deve intervenire per sistemarne le chiome, si deve poi concimare, riseminare il prato, e molto (molto) altro. La comunità degli hobby farmer (vabbé: degli amanti del verde, scusate) è del resto in continua crescita. Oggi parlare di ecologia è di gran moda, sottolineare la propria passione nel prendersi cura di orchidee e rosmarino è molto trendy. La speranza è che questa tendenza possa ampliarsi, fare breccia nelle coscienze, incidere realmente nel nostro modo di vivere. Diciamoci la verità: le nostre città, i nostri paesi sono diventati anno dopo anno sempre più brutti, tristi, cresciuti in modo disorganico, il più delle volte per rincorrere la richiesta edilizia: poi si è visto com’è finita. Confidiamo quindi in una svolta sempre più verde del nostro vivere, ma che lo sia veramente: non una infatuazione passeggera. Parlare di giardinaggio è cosa seria, mica lo si fa per colpire l’interlocutore. Altrimenti succede come quando si va a cena con gli amici, e nel bel mezzo di un’appassionata discussione sulla partecipazione della sorella di Belen all’Isola dei famosi c’è sempre quello che deve fare l’originale, la voce fuori dal coro: «Io non guardo la televisione, la sera leggo un libro». Boom: un fuoco di paglia che però subito si spegne e si può così tornare a commentare i presunti famosi spiaggiati in Honduras. Ripeto: il giardinaggio è cosa seria. Il mio amato nonno, che era uomo senza fronzoli e dalle solide radici contadine, di fronte al mio entusiasmo per il giardinaggio, e ancor di più alla sua possibile evoluzione in lavoro fisso, sentenziava semplicemente che «la terra è bassa», per poi precisare (sapeva che il nipote non è troppo sveglio) che un conto è prendersi cura dei gerani sul balcone e zappettare per qualche ora, altro discorso farlo per ore e ore, giorno dopo giorno. È ben altra cosa. (f. alb.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia