Se D'Avenia fa brillare gli occhi

Fiera del libro.
AA

Mi permetto di inviare questa lettera al suo giornale in quanto studentessa della facoltà di lettere in Cattolica a Brescia e partecipe dell'evento La Fiera del Libro tenutasi in città dall'1 al 10 ottobre per ringraziare il Comune dell'opportunità data ai ragazzi. Mi riferisco in modo particolare all'incontro con Alessandro D'Avenia, insegnante e scrittore, noto ormai a livello internazionale per il suo primo romanzo «Bianca come il latte, rossa come il sangue». Tensostruttura di piazza Paolo VI. Ore 19 di venerdì 8. Tra la folla di studenti, genitore e insegnanti cala il silenzio non appena D'Avenia, col microfono in mano, si alza in piedi per permettere anche a quelli in fondo di vedere qualcosa. Esordisce raccontando i suoi ricordi del periodo liceale: non le lezioni frontali, non date o fatti storici ma, ci confessa, ricorda il suo professore di italiano che, mentre spiegava Dante, balbettava, stupito da tanta bellezza. Ricorda il suo don, padre Puglisi, ucciso dalla mafia, che ripeteva frasi semplici ma non per questo meno vere: i sogni colorano anche il buio o la verità rende liberi. Perché, continua, più di tutto gli adolescenti hanno bisogno di insegnanti che credano nel loro lavoro, che vogliano bene ai loro alunni, che siano capaci di salvarli col nome. Il segreto è lì: entrare in classe e non vedere una massa di 20 o 30 adolescenti che mirano soltanto a massacrarti giorno dopo giorno, ma dedicarsi a loro uno per uno. Soltanto quando capiscono che tieni davvero a loro, allora le cose cambiano e l'adolescente inizia il suo cammino. Subito scatta la domanda quasi sottointesa che l'autore rivolge al cuore di ciascuno: e io che me ne faccio della vita? Essere capaci di sperare, di dare un senso, di credere nel presente. Per sperare, suggerisce, non guardate i telegiornali: la realtà non è come la raccontano in tv. Avete accanto persone che vogliono il vostro bene ed è lì che dovete guardare. Non soffermatevi troppo sugli anni a venire, ma date un senso al vostro presente: il futuro è pieno di mostri che spaventano come la disoccupazione, il timore di non fare carriera, il mancato successo... bisogna imparare a eliminare i copioni: studi, ti sposi, lavori, hai dei figli... bisogna vedere cosa offre la realtà ed è solo quando ti annoi che comprendi il nulla della tua vita ed e lì che costruisci. Siamo fatti, aggiunge, per l'altezza, la profondità. L'uomo è uno spirito in carne ed ossa. E uno spirito è profondo quando è capace di cogliere la persona per intero, capace di fermarsi e indagare su ciò che c'è dietro quegli occhi. Spesso invece guardiamo e passiamo oltre, semplicemente perché è più comodo. Senza dubbio amare una persona è difficile, significa mettersi in gioco e faticare. Ma è una fatica che sa di un senso, una fatica che a fine giornata ti fa sentire pieno. Di felicità. Sì, perché la felicità è negli altri, e soltanto quando tu affermi gli altri trovi la felicità. C'è tanta verità in queste parole. Una verità testimoniata dall'entusiasmo con cui gli occhi di tutti erano rivolti a lui, a un Sognatore che crede nei sogni e nella libertà di ogni adolescente. Ha capito la solitudine che coglie i ragazzi, ha capito che la cosa di cui più hanno bisogno è il sentirsi amati, ha capito che noi studenti vogliamo professori che credano più di tutto in noi. Ci fa l'esempio di una ragazza, ricoverata presso una clinica psichiatra, che nel maggio scorso gli scrive una mail: gli racconta di una dottoressa diversa dagli altri, che sa ascoltare, che è capace di salvare col nome. È proprio lei che le regala una copia del libro firmato D'Avenia, appoggiandoglielo semplicemente sul comodino. Si tratta di un gesto anticonvenzionale che sottintende tanto amore e libertà. E sarà proprio questo gesto l'àncora di salvezza per questa adolescente che, confessa nella mail, ha trovato enorme conforto nelle pagine di quel libro. Sta qui, ci dice D'Avenia, il successo del mio romanzo: l'aver dato un po' di gioia in mezzo a tanto dolore. Al termine della chiacchierata parlo con alcuni ragazzi presenti: vedo i loro occhi brillare e con loro anche i miei: avevamo bisogno di quelle parole, e allora grazie Prof. D'Avenia perché credi ancora che ci sono studenti seri, con tanta voglia di mettersi in gioco e di inseguire i propri sogni.

Gemma Musicco
Brescia

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