Rosina Storchio, la Butterfly e il museo a Dello

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Desidero segnalare una coda bresciana della Butterfly di Puccini che ha appena inaugurato la stagione del nostro Teatro Grande con un successo strepitoso e pubblico tutto esaurito. Molti sanno, almeno gli appassionati di lirica, la vicenda musicale dell’opera. Il maestro Lucchese, donnaiolo accanito ed impenitente, ma musicalmente grande quasi quanto Giuseppe Verdi, ne aveva predisposto il debutto al Teatro della Scala per il 17 febbraio 1904. Fu un fiasco clamoroso, iniziato durante il primo atto quando la vaga somiglianza con una frase della Bohéme provocò dalla platea un grido ripetuto: «Bohème» e un subisso di fischi e urla dopo la calata del sipario. Probabilmente dietro c’era una claque pagata da Sonzogno rivale di Ricordi editore della Butterfly. Sembrava il pieno fallimento, invece il Maestro non perse mai la fiducia, operò qualche ritocco e ripresentò la Butterfly quattro mesi dopo proprio al Grande di Brescia, ancora con la Rosina Storchio che Puccini stesso definì «grandissima protagonista dalla squisita sensibilità, unica nel mondo lirico». Qui arriva la nota di colore bresciano: Rosina Storchio era la figlia del maresciallo comandante la caserma carabinieri di Dello. Per questo qualche anno dopo il Dordoni, naturalmente di Dello, volle dedicarle un museo. Quel Dordoni aveva creato una forneria-pasticceria, affacciata sulla piazza del paese e divenuta grande nel tempo. Aveva fatto un po’ di soldi e decise di impiegarli come omaggio alla Rosina e alla propria passione per l’opera lirica. Attorno all’inizio del duemila preparò due locali nel cortile di casa sua dietro il negozio e cominciò a portarci dentro spartiti d’opera e costumi di scena originali in gran numero. Chissà quanto deve essergli costato, soprattutto in pazienza anche se parenti e amici gli dettero una mano. Quel Dordoni è oggi molto anziano. Il museo è quasi deserto, come succede spesso da noi se la pubblicità non batte i suoi tamburi. Dario Mutti Brescia

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