Più competenza per curare i conti comunali

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Chiediamo cortesemente ospitalità nella sua rubrica per esternare un disagio che, da cittadini prima e da coalizione «Per cambiare Botticino» poi, ci sta arrovellando da mesi, subito dopo lo scrutinio elettorale del maggio scorso, che ha visto «vincere», democraticamente parlando, un passato che a Botticino non passa più. Sono tre «legislature» che in questo paese alla periferia di Brescia si susseguono idealità politiche che, alla fine, nella loro semplicità, non incidono decisamente nella quotidianità cittadina. Soprattutto hanno un rapporto con la fredda matematica, inopinabile nella gestione di un bilancio di amministrazione, troppo semplicistico ed elementare. La macchina amministrativa di un Comune di oltre diecimila abitanti è complessa e tortuosa, difficile da masticare, soprattutto se, poi, ci si improvvisa «assessori al bilancio» senza le dovute competenze o, meglio, esperienze professionali. Ancor più è vera la delicata questione, che in Italia è uno dei più grossi imbarazzi ignorati, delle «eredità del passato», da accettarsi così, senza possibilità di approfondire la cosa e quasi a metà anno (leggi: votare a maggio e insediarsi ufficialmente a metà anno civile e contabile, è deleterio per qualsiasi società di capitali a responsabilità civile e illimitata). Precisato questo, però, si vorrebbe capire, lo stesso, se chi «scende in campo», definizione giornalistica sportiva molto di moda, sa di non andare a giocare a Monopoli o a «Ok, il prezzo è giusto!», assumendosi delle responsabilità enormi, impegnative e da perderci anche il sonno. Arriviamo al dunque, scusandoci per il preambolo tortuoso: a Botticino è successo che, a fronte di un impegno di spesa datato anno 2003, di circa un milione di euro (1.032.913,80 per la precisione), coperto, per fortuna, da un finanziamento/stanziamento regionale che, ormai, diventerà sempre più difficile prevedere o, meglio, vedere davvero, tutto è andato perduto (l’abbiamo saputo il 17 settembre u.s. con protocollo n. 11421/2014): il finanziamento regionale è stato revocato per scadenza dei termini. L’opera, che resta di vitale importanza (la messa in sicurezza di un bacino idraulico delicatissimo, a valle del paese, sul confine con il Rezzatese è ritenuta dall’A.I.P.O. strategica), si potrà fare lo stesso, magari sperando che l’Amministrazione sia capace di richiedere un nuovo contributo, ovvero, si abbia il coraggio di scardinare il micidiale «patto di stabilità», ma resta gravissimo il fatto che, assieme ad un recente e virtuale aggiustamento contabile, sempre riguardante la stessa opera, di «appena» quattrocentomila euro (400.000), il Comune di Botticino, di colpo, vede emergere un «trucco contabile», definito «residuo attivo» in tutta Italia, che incide di oltre il 10% sulle entrate previste (sic) per gli anni a venire. Lo scandalo dei «residui attivi», da definirsi «falso ideologico virtuoso», da far baciare e combaciare con quelli «passivi», sta imperversando su tutta la penisola italica e, per fortuna, nel paese di cui stiamo parlando, è anche fenomeno «sotto controllo», ma noi, che abbiamo deciso di disturbare sotto le imminenti feste natalizie i suoi lettori, siamo a chiedere: cosa spinge un sindaco e la sua potenziale coalizione ad assumere incarichi così delicati se poi, alla resa dei conti, gli stessi hanno bisogno di competenze ben specifiche, che non permettono improvvisazioni di alcun genere? Si pensa sempre di risolvere le questioni con «incarichi esterni» che traducano il verbo? Con spese aggiuntive da far pesare alla cittadinanza? Non basterebbe, nel redigere le liste elettorali, lasciar da parte le «simpatie» del candidato politico e cercare antipatie del candidato «tecnico», quindi competente? Magari trovando sia l’una, la simpatia, che l’altra, la competenza? È così difficile, in un paese con più di 8.000 aventi diritto al voto, trovare persone capaci? Soltanto queste poche domande a cui, ci immaginiamo, sarà difficile avere risposte chiare e precise, viste quelle rilasciate nei mesi scorsi davanti ai nostri numerosissimi interpelli e mozioni nei luoghi di competenza. Ecco perché, e andiamo a concludere, vogliamo insistere, qui, in questa sede poco ortodossa, sul fatto che, dopo sette mesi, una Giunta comunale, che si definisce democratica e aperta anche alle opposizioni, dovrebbe aver già deliberato e deciso sulle Commissioni relative, che, magari, potrebbero sopperire a quanto successo sopra, cercando almeno di capire il da farsi da questo dicembre in avanti: speciali, urgenti e attive Commissioni che, magari restringendo drasticamente il campo d’azione a segretari comunali altrimenti costretti al parzialismo compromettente, siano più vicine al territorio e alla realtà, se non anche alla quotidianità, di quanto non possano esserlo undici consiglieri di maggioranza e cinque di minoranza, troppo pochi per presidiare un territorio complesso, con tre frazioni ben distinte, come quello che si affaccia sul versante Est del monte Maddalena e diventa Valverde per volontà divina. Tutto questo, sia ben chiaro, per il bene comune, per il bene di tutta la cittadinanza e non solo di pochi: la democrazia in delega ha consegnato Botticino ad una compagine che, da un certo punto di vista, rappresenta meno del 40% del vero pensare «botticinese». A questo si può ovviare soltanto svestendosi della idealità egoistica e coprendosi con la realtà oggettiva. La coalizione «Per cambiare Botticino» Botticino

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